Siria: sarebbe liberato Jumpei Yasuda, reporter giapponese rapito da al Qaeda nel 2015
In estate i sequestratori hanno diffuso un video in cui appariva provato e invocava aiuto al governo. Premier Abe: “Sollevato” dalla notizia, in attesa di conferme ufficiali. L’uomo si troverebbe in un centro per immigrati ad Ankara. Il Giappone non avrebbe pagato alcun riscatto. L'aiuto del Qatar e della Turchia.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Il 44enne giornalista freelance giapponese Jumpei Yasuda, sequestrato in Siria più di tre anni fa da miliziani legati ad al Nusra (cellula locale di al Qaeda), sarebbe stato liberato e si trova in Turchia. Ad affermarlo sono fonti dell’esecutivo nipponico che attendono ancora l’ufficialità “sull’identità” dell’uomo, sebbene lo stesso premier Shinzo Abe mostri cauto ottimismo e si dica “sollevato” dalla notizia.
Per la sua liberazione non sarebbe stato pagato alcun riscatto. Rivolgendosi ai cronisti, il Primo Ministro ha ringraziato il Qatar e la Turchia per il loro contributo. “Sono sollevato - ha dichiarato - dopo aver avuto l’informazione. Vogliamo conferme ufficiali che l’uomo sia davvero Jumpei Yasuda il prima possibile”.
Il sequestro di Yasuda risale al giugno del 2015, poco dopo l’ingresso del reporter in Siria attraverso il confine turco. La scorsa estate i suoi rapitori hanno diffuso un video su internet in cui egli appariva provato dalla prigionia e invocava l’aiuto del governo per il rilascio.
Il capo di gabinetto Yoshihide Suga ha confermato che il governo si sta muovendo per cercare conferme ufficiali sull’identità dell’uomo attraverso emissari del Qatar. Durante la conferenza stampa tenuta a tarda notte egli ha quindi aggiunto che è “assai probabile” che il reporter sia stato infine rilasciato.
“Il governo del Qatar - sottolinea Suga - ci ha informato che Jumpei Yasuda è stato liberato e adesso si trova in un centro immigrati ad Ankara”. “Stiamo cercando di verificare l’informazione - ha poi aggiunto - ma è assai probabile che sia lui”.
Apparso in un video diffuso ad agosto in pessime condizioni insieme all’italiano Alessandro Sandrini, tuttora nelle mani dei suoi sequestratori, egli indossava la tuta arancione tipica dei prigionieri in mano ai jihadisti. Alle sue spalle incombevano uomini armati.
Nel filmato non si capiva quale gruppo fosse responsabile del sequestro e non venivano fatte particolari richieste o riscatti per il suo rilascio. Inoltre, i recenti sviluppi nella guerra in Siria e l’avanzata dell’esercito governativo che ha riconquistato gran parte del territorio potrebbe aver spinto i primi rapitori [membri del Fronte di al-Nusra] a cedere l’ostaggio ad altri gruppi.
Nel 2015 alcuni miliziani dello Stato islamico (SI, ex Isis) in Siria hanno decapitato il giornalista di guerra giapponese Kenji Goto e il suo amico Haruna Yukawa. All’epoca il governo era stato oggetto di critiche per la scarsa risposta e il misero contributo fornito nel tentare di salvare le loro vite.
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