22/07/2013, 00.00
SIRIA
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Siria, nuovi scontri tra curdi e islamisti: ‘È una guerra dentro la guerra’

La minoranza curda non vuole guerriglieri jihadisti nei propri territori e li accusa di ‘odio etnico’. Proseguono le ostilità tra le due fazioni lungo il confine turco mentre il regime riacquista vigore. La posizione del ‘Comitato per la difesa della gente curda’ indebolisce il fronte anti-Assad.

Aleppo (AsiaNews/Agenzie) - Gli scontri tra ribelli islamisti e miliziani curdi lungo il confine turco, dove la presenza jihadista interferisce con gli interessi politici della minoranza, rappresentano un conflitto interno al conflitto. "Pensiamo che la crisi in Siria sia lontana da una sua risoluzione - ha dichiarato Saleh Muslim, a capo del Partito curdo di Unione democratica (Pyd) - abbiamo bisogno di creare un'entità autonoma e democratica nel Kurdistan occidentale".

Le brigate del Fronte al-Nusra e dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante, entrambe affiliate ad al-Qaeda e impegnate nella lotta ad Assad, rappresentano un motivo di crescente preoccupazione per la minoranza curda siriana (circa il 15% della popolazione). Nell'ultima settimana, gli scontri tra le due fazioni lungo il confine turco hanno già prodotto 50 vittime e rischiano di fiaccare la resistenza del fronte ribelle di fronte all'avanzata del regime.

Fonti locali riferiscono che ieri, 21 luglio, "lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante ha rilasciato 300 ostaggi curdi in cambio del comandante islamista Abou Musab, sequestrato dal fronte armato dell'Ypg il giorno precedente". Tuttavia, nell'area di Tal Abyad - nordest siriano - non è stata ancora raggiunta una tregua e l'ufficiale curdo Nasser al-Hajj Mansour, non esclude che i civili siano stati catturati per motivi etnici.

"Si tratta di un altro conflitto interno alla guerra civile - spiega un attivista anonimo - molte famiglie sono fuggite in seguito alle violenze e Tal Abyad è una città fantasma. Si sta diffondendo un odio di natura etnica contro i curdi; nonostante qui curdi e arabi, cristiani e musulmani, abbiano sempre vissuto in concordia".

In una regione di fondamentale importanza per l'ingresso di ribelli stranieri nel Paese, le ostilità tra curdi e islamisti rappresentano una variante fondamentale per le sorti del conflitto. Dall'inizio della guerra civile nel 2011, il Comitato per la protezione della gente curda ha sempre mantenuto un profilo individualista, nella difesa dei propri interessi e della propria gente. Costituita con questo scopo, la milizia dell'Ypg non ha infatti mai sposato né la causa ribelle né quella del regime, seguendo una linea neutrale o ostile a entrambi a seconda delle declinazioni locali assunte dallo scontro.

Tuttavia, secondo molti analisti, sebbene il fronte curdo abbia sempre mantenuto una posizione neutrale nel conflitto siriano non è anomalo che, in funzione anti-turca, si dimostri più vicino al regime di Assad. La minoranza curda in Siria è rappresentata dal Partito di unione democratica (Pyd), braccio siriano del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). In Turchia, il Pkk è considerato alla stregua di un movimento terroristico, accusato di voler creare una nazione indipendente al confine con l'Iraq. Per questo motivo, è possibile che l'ostilità dimostrata dal Primo ministro turco, Reçep Tayyp Erdogan, nei confronti di Assad spinga le milizie curde a non minare la stabilità del regime.

 

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