28/04/2025, 13.38
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Sipri: corsa ‘senza precedenti’ alle armi. Record nell’Asia orientale

Secondo lo studio nel 2024 si è toccata la quota massima di spese militari, per un totale di 2.700 miliardi di dollari. In Cina la metà delle spese per la difesa di tutta l’Asia. Prosegue l’escalation nell’estremo oriente asiatico, soprattutto in Giappone. In Medio oriente emerge il caso di Israele che ha destinato l’8,8% del Pil in spese militari, secondo dato più elevato al mondo.

Bangkok (AsiaNews) - Da Israele alla Cina, passando per Giappone e Taiwan, non si ferma la corsa agli armamenti in Asia (soprattutto nel Far East) e Medio oriente, con la quota record globale di 2.700 miliardi di dollari registrata lo scorso anno. È quanto emerge dal rapporto annuale Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) sulla spesa militare globale, secondo cui gli investimenti sono aumentati in tutto il mondo per i molti conflitti in corso, dall’Ucraina a Gaza, oltre alle tensioni nell’Asia-Pacifico. Le prime cinque nazioni - Stati Uniti, Cina, Russia, Germania e India - rappresentano il 60% del totale con una spesa combinata di 1635 miliardi di dollari, mentre il solo Paese del dragone ha rappresentato la metà di tutte le spese per la difesa in Asia nel 2024.

Rispetto al 2023 si registra un aumento del 9,4% della spesa militare, valore che segna il decimo anno consecutivo di crescita ma che risulta anche il più ripido su base annua almeno dalla fine della Guerra Fredda. Lo studio del think tank svedese conferma anche la corsa agli armamenti nell’Asia dell’est, risposta dei Paesi della regione al progressivo aumento della potenza militare da parte della Cina che è motivo di grande preoccupazione fra i vicini.

La regione Asia e Oceania ha speso 629 miliardi di dollari nel 2024, con un aumento del 6,3% rispetto al 2023 e facendo registrare il maggiore incremento dal 2009. L’escalation, spiegano gli esperti Sipri, riflette “l’acuirsi delle tensioni”, soprattutto nell’Asia orientale dove i bilanci militari sono aumentati del 7,8%, raggiungendo i 433 miliardi di dollari. La Cina è il secondo Paese al mondo, con un aumento del 7% del budget fino a raggiungere una cifra stimata di 314 miliardi di dollari. Si è trattato dell’aumento più consistente dal 2015, con tre decenni di crescita consecutiva. L’obiettivo di lungo termine del dragone è di modernizzare tutti i settori militari entro il 2035, compresi gli aerei da combattimento stealth, i droni e i veicoli subacquei senza equipaggio, nonché l’espansione della forza della guerra informatica e dell’arsenale nucleare.

Di contro, il potenziamento militare della Cina ha spinto anche molti dei suoi vicini ad aumentare le spese. Xiao Liang, ricercatore Sipri, conferma che il costante aumento della spesa cinese nel corso del tempo ha “sicuramente contribuito alle crescenti preoccupazioni regionali”. Gli Stati Uniti e i loro alleati, tra cui Giappone, Taiwan, India e Australia, hanno esplicitamente citato Pechino come fattore principale nella loro pianificazione della difesa. “La maggiore attenzione - prosegue - del Giappone alle capacità di attacco a lungo raggio, gli investimenti di Taiwan in veicoli aerei senza equipaggio e in sistemi di difesa aerea, e il passaggio dell’Australia dallo sviluppo di ampie capacità a sistemi mirati come l’Aukus ne sono un riflesso”. 

Tokyo ha stanziato 55,3 miliardi di dollari (+ 21%) per le sue forze armate nel 2024, portando l’onere militare del Paese all’1,4% del Pil (Prodotto interno lordo), il più alto dal 1958. Il rapporto Sipri certifica come l’escalation del Sol Levante sia in linea col suo piano di potenziamento militare per il 2022-27, che si concentra sulle capacità di attacco a lungo raggio e sui sistemi di difesa aerea. Tuttavia, il quadro si presenta più ampio con altre “minacce regionali” fra cui il programma missilistico della Corea del Nord e le crescenti attività militari della Russia in Estremo Oriente.

Inoltre, Taiwan ha accresciuto la spesa militare dell’1,8%, portandola a 16,5 miliardi di dollari nel 2024, con il 18% del budget destinato all’acquisto di sistemi navali statunitensi e all’aggiornamento dei propri aerei da combattimento F-16. Taipei sta inoltre sviluppando droni e sistemi anti-drone in un contesto di crescenti tensioni con Pechino.

Infine, fra i Paesi del Medio oriente - dove i bilanci militari sono cresciuti in maniera drastica raggiungendo la cifra stimata di 243 miliardi di dollari, con un aumento del 15% rispetto al 2023 - emerge il caso di Israele, impegnato su vari fronti da Gaza al Libano, dalla Siria allo Yemen: la spesa militare nello Stato ebraico è aumentata del 65%, raggiungendo i 46,5 miliardi di dollari nel 2024. Per il Sipri è “il più forte aumento annuale dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967”. Il suo carico militare è salito all’8,8% del Pil, il secondo più alto al mondo. Anche la spesa militare del Libano è aumentata del 58% nel 2024 toccando i 635 milioni di dollari, dopo diversi anni di spesa inferiore a causa della crisi economica e delle turbolenze politiche. Al contrario, la spesa dell’Iran è diminuita del 10%, con un valore 7,9 miliardi di dollari nel 2024, “nonostante il suo coinvolgimento nei conflitti regionali e il sostegno ai proxy regionali” spiega lo studio. “L’impatto delle sanzioni - conclude il Sipri - ha limitato fortemente la sua capacità di aumentare la spesa”.

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