Sinodo: per i divorziati risposati ci si interroga su come coniugare accoglienza, misericordia e dottrina
Città del Vaticano (AsiaNews) – La vicenda di un bambino con entrambi i genitori divorziati e risposati che alla sua prima comunione, nel ricevere l’ostia, ne ha staccato due pezzetti e li ha dati ai suoi genitori – raccontata oggi al Sinodo sulla famiglia – ha portato nei lavori sinodali la questione della comunione ai divorziati risposati.
Numerosi dei 93 interventi di ieri e questa mattina sulla terza parte dell’Instrumentum laboris, hanno infatti toccato tale questione. Nel riferire sui lavori nel quotidiano briefing padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, ha detto che “alcuni padri sostengono che la Chiesa non possa escludere permanentemente dall’eucarestia alcuni fedeli, altri che il ruolo della Chiesa non è quello di aderire all’opinione pubblica” e che “tra i padri sinodali è stato notato che nell’Instrumentum laboris la parola perdono ricorre una sola volta. Troppo poco”. Tra gli argomenti affrontati, alcuni padri sinodali, soprattutto quelli provenienti dall’Asia e dall’Africa, hanno posto il tema dei matrimoni misti in una chiave positiva, evidenziando la possibilità di “vivere il dialogo e l’annuncio di amore”.
Quanto ai divorziati risposati, un padre sinodale ha suggerito un cammino spirituale, ricordando che non sono scomunicati. Ci si è chiesto che cosa faccia la Chiesa per questi casi e qualcuno ha suggerito un “cammino ben strutturato” per consentire loro di “prendere coscienza”. Tra le proposte anche quella di un “percorso penitenziale da valutare caso per caso”. E nel gruppo francofono Padri divisi tra “chi sottolinea che il ruolo della Chiesa è restare fedele al Signore e chi pensa che è necessario accompagnare le persone nel loro fallimento senza diluire la dottrina”. Molti “sottolineano che l’obiettivo non è garantire l’accesso indiscriminato all’Eucaristia, ma proporre un approccio personalizzato, ci sono molte sfumature”.
Complessivamente, gli interventi sull’accesso ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia per i divorziati risposati “non dominano ma sono frequenti”, ha detto poi padre Bernard Hagenkord. Molti, ha riferito, gli interventi in lingua tedesca sull’importanza della “difesa della dottrina cattolica su matrimonio e famiglia. La Chiesa, è stato detto da qualcuno, non ha né il potere né l’autorità di cambiare la Parola di Dio”. Altri hanno sostenuto che “non siamo ufficiali incaricati di controllare la purezza dei cristiani”.
Qualche padre ha suggerito un camino catecumenale, perché “non sono scomunicati, fanno parte della Chiesa”. Per molti la domanda è: “Cosa fa la Chiesa per chi vive in questa situazioni?”. Da alcuni padri “è stata proposta una valutazione delle situazioni caso per caso e un’ammissione per casi particolarmente significativi. Si è parlato anche del significato di peccato, della ristrutturazione della pastorale familiare nelle parrocchie dove famiglie possono accompagnarne altre”.
Padre Thomas Rosica ha raccontato che negli interventi in inglese è stato sottolineato il legame tra dottrina e misericordia. Per molti padri “serve un linguaggio che possa insegnare le verità della Chiesa, comprensibile e mirato anche alle esigenze dei più giovani. Un insegnamento solido della dottrina, fortemente alimentato dalla Parola di Dio”. Per molti padri servono inoltre “sistemi, anzi ‘medicine’ per curare le ferite di chi si trova in situazioni difficili” e occorre una “solida formazione” dei sacerdoti. “Il matrimonio cristiano - hanno osservato molti - è parte integrante della società e la Chiesa ha una missione importante”.
Alcuni padri hanno parlato dell’importanza di “vedere, accogliere, curare”, e di insegnare anche attraverso le Scritture la bellezza del matrimonio e della vita familiare”. Si è sottolineato che la Chiesa non debba mai aggiungersi alla lista delle istituzioni che stanno rendendo “invisibili” le famiglie, che nel mondo soffrono per la mancanza di lavoro o di una casa, o per la fame, la violenza. Al contrario, essa è chiamata a rispondere alle tante attese delle persone, testimoniando con misericordia la verità di Cristo. Al centro di diversi interventi anche le “questioni sociali che le famiglie affrontano: immigrazione, tratta delle donne, bambini profughi senza famiglia” e l’impatto sulle famiglie del terrore seminato dall’Isis. Parola d’ordine per molti “porte aperte”.
Secondo il card. George Pell, intervistato da Radio vaticana, “il clima è molto buono. Facciamo, secondo me, progressi sostanziali sulla grandissima maggioranza dei temi. C’è già un visibile consenso”. Esistono divergenze sulle questioni della Comunione ai divorziati-risposati e delle coppie omosessuali, “ma gruppo dopo gruppo, nelle relazioni, si dice chiaramente che il matrimonio è fra uomo e donna, aperto alla vita, e seguiamo non soltanto tutta la storia della Chiesa, ma anche l’insegnamento di Gesù stesso del Nuovo Testamento”.
Di “clima molto positivo” parla, in un’altra intervista, anche il card. Angelo Scola, secondo il quale “per ora io direi che, sul 95 per cento di tutte le questioni emerse, siamo in profondo accordo e si fa un lavoro molto armonico di approfondimento”.
Per mons. Bruno Forte, segretario speciale del sinodo, “oltre che proporre il valore e la bellezza della famiglia, articolandone il significato in modo speciale in risposta alle esigenze e alle sfide del nostro tempo, io credo che una via pastorale molto concreta sia quella che si articola anzitutto nello stile dell’accompagnamento, che significa accoglienza di tutti, compagnia della vita e della fede, dunque vicinanza, ascolto, condivisione; poi un impegno di integrazione per tutti, perché i carismi e i ministeri di ciascuno siano valorizzati”.