Sinodo: card. Robles Ortega, noi esprimiamo le nostre preoccupazioni ma le conclusioni le trarrà il Papa
Città del Vaticano (AsiaNews) – Sulla questione dei divorziati risposati “si valuta la soluzione caso per caso e il cammino penitenziale che però deve essere vero”. L’ha affermato, nel corso del quotidiano briefing sui lavori del Sinodo sulla famiglia il card. Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara, in Messico, che ha sottolineato come "l’ultima parola sarà del Papa: noi esprimiamo le nostre preoccupazioni ma le conclusioni le trarrà lui”.
Nel corso del briefing è stato anche riferito che, sullo stesso tema, alcuni padri sinodali hanno proposto la creazione di una commissione di esperti che studi a fondo la questione. La commissione potrebbe costituirsi dopo il Sinodo, appunto per “studiare a fondo” il problema.
Il cardinale Robles Ortega ha poi definito “di rispetto e piena libertà” il clima del Sinodo, “come voluto dal Papa". Per quanto riguarda l’accoglienza degli omosessuali, ha detto ancora, “si è sottolineato che il matrimonio è tra un uomo e una donna, ribadendone l’indissolubilità , e non può assolutamente essere equiparato a nessuna altra forma di unione. Sui gay si è detto che sono comunque una realtà, bisogna accompagnarli”.
Del clima del Sinodo ha parlato anche padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, raccontando che da alcuni padri sinodali è stato fatto un riferimento all’episodio di san Pietro con il centurione Cornelio in cui Pietro dice: “sto capendo che lo Spirito Santo ci conduce a prendere linee che fino ad ora non avevo compreso”.
All’incontro di oggi era presente anche Stephanos, primate della Chiesa ortodossa di Estonia, in rappresentanza del Patriarcato ecumenico. Oggi infatti è stato il giorno degli interventi di 12 delegati fraterni. “Sembra che oggi – ha detto Stephanos – il matrimonio e l’avere figli abbia cambiato senso. In numerosi Paesi, il legislatore mette poco a poco nuove norme sulla materia. Questi cambiamenti della famiglia ci interrogano direttamente e creano giustamente inquietudine di fronte a tali cambiamenti delle strutture familiari, fatte in nome dell’uguaglianze e del rifiuto di discriminazioni”. Si può rispondere che la legge conferma una nuova realtà sociale, “ma per la Chiesa il sacramento del matrimonio non viene da lei come una semplice istituzione, ma prima di tutto come mistero della vita”.
Il metropolita della Chiesa copto ortodossa egiziano di Damietta, Bishoy, ha invece toccato il tema dell’omosessualità, sostenendo che “la prima missione della Chiesa nei confronti delle persone con tendenze omosessuali è quello di spiegare in modo tollerante e convincente che l'omosessualità è un grande peccato proibito da Dio secondo le Sacre Scritture. Di conseguenza, la principale missione pastorale della Chiesa è quella di incoraggiare queste persone a pentirsi guidarle a condurre una vita senza peccato”.
Dall’arcivescovo siro-ortodosso libanese Mar Youstinos Boulos è venuto invece l’allarme sui pericoli che corre la famiglia emigrata, a causa della guerra in Siria ed Iraq. “Questo fatto ha creato nuove sfide per le famiglie cristiane, che sono emigrate nei sia paesi vicini come pure in Europa. Il pericolo tocca l’identità culturale, sociale e religiosa della famiglia emigrata. L’emigrazione interna, o verso paesi vicini ha minato la stabilità economica e sociale delle famiglie e le ha messe di fronte alla povertà e al bisogno eccessive. Perciò le chiese in Libano e in Siria e Iraq hanno dovuto affrontare tale situazione, aggravata dal fatto che le Nazioni Unite hanno cancellato i cristiani dal loro programma di aiuti perché non vivono sotto le tende”.
L’anglicano Timothy Thornton, ha lodato la Evangelii Gaudium, la gioia del Vangelo. “Questo – ha detto - è ciò che tutti noi abbiamo bisogno di mettere prima come persone. Mi dispiace dire che il problema più grande che ha di fronte la mia Chiesa è che noi, come cristiani, appariamo irrilevanti per molte persone. Sembriamo noiosi, noiosi e privi di qualsiasi senso di gioia e di speranza.
Un invito a guardare in modo positivo i matrimoni misti è venuto dallo statunitense Robert K. Welsh, presidente del Consiglio della Christian Church (Disciples of Christ). Raccontando la propria esperienza personale – ha moglie, figlie e nipoti cattolici – ha detto di aver notato come i matrimoni misti sono esaminati solo sotto l’aspetto dei problemi che essi creano, “per esempio, sul piano pastorale dell'educazione religiosa dei figli e nel rapporto con la vita liturgica. La mia speranza è che questo Sinodo possa vedere i matrimoni misti anche in un contesto più positivo e pieno di speranza come ‘grandi opportunità’ per testimoniare il dono dell’unità nell'amore di Cristo e di Dio per tutte le persone di Dio, in particolare per quei matrimoni tra battezzati” .
Tim Macquiban del Consiglio metodista mondiale ha infine messo in guardia contro il rischio che la Chiesa faccia sentire “esclusi” i single, con o senza figli, o coloro che vivono unioni civili o convivenze.