Sinodo sull'Eucarestia: Parlano i vescovi cinesi nominati dal Vaticano
Per mons. Jin di Shanghai e mons. Li Duan di Xian vi sono difficoltà di salute. Entusiasmo da parte di mons. Li Jingfeng di Fengxiang e per mons. Wei Jingyi di Qiqihar. Tutti aspettano con timore la risposta del governo. "Queste nomine sono un gesto di amicizia verso la Cina".
Roma (AsiaNews) La notizia delle nomine dei 4 vescovi cinesi come membri del Sinodo, invitati da Benedetto XVI, si diffonde in Cina trovando entusiasmo e qualche timore. La notizia delle 4 nomine ha messo in festa cattolici della chiesa ufficiale e di quella sotterranea. Tutti conoscono i 4 prescelti (3 riconosciuti dal governo; uno non riconosciuto) e ne hanno molta stima per la loro fede e il loro lavoro.
Mons. Jin, il vescovo di Shanghai, parlando al telefono con AsiaNews, ha detto che queste nomine "sono un gesto di amicizia del Vaticano verso il governo cinese. Spero proprio che il governo darà il permesso a tutti di intervenire al Sinodo".
Mons. Jin Luxian è conosciuto per i suoi legami con la leadership politica cinese. Egli ha detto ad AsiaNews di non aver ancora ricevuto la lettera con la nomina e l'invito, ma di aver ricevuto una e-mail. "In ogni caso è un grande onore per me e per tutta la Chiesa cinese". Il vescovo che ha 89 anni ed è molto malato, non sa se potrà affrontare il viaggio: "Sono molto malato e vecchissimo. Chiedo a lei e ai suoi lettori di pregare per me". Commentando la nomina dei vescovi della Chiesa ufficiale e della chiesa sotterranea, egli ha detto che questo è un passo significativo del Vaticano. "Non conosco personalmente mons. Wei Jingyi; ma conosco bene mons. Li Jingfeng e lo stimo come un bravissimo vescovo".
Il timore che la salute renda difficile la partecipazione è espresso anche da mons. Li Duan, arcivescovo di Xian, 79 anni, in cura per un cancro. "Non abbiamo ancora ricevuto nessun segnale dal governo", dice ad AsiaNews. "Questa volta c'è una possibilità che possiamo venire, ma è molto piccola". Il vescovo riconosce che molte cose in Cina stanno cambiando e che "c'è più apertura", ma le difficoltà non sono risolte.
Oltre alla salute, mons. Li Duan teme che qualche difficoltà possa venire per il permesso a mons. Wei Jingyi, l'unico vescovo non riconosciuto dal governo: "Per noi 3 Mons. Jin, mons. Li Jingfeng, me stesso è difficile. Ma per mons. Wei, che non conosco, è ancora più difficile".
Il più entusiasta della nomina è certo mons. Luca Li Jingfeng. Un suo fedele, contattato da AsiaNews, ha detto che quando mons. Li ha ricevuto la lettera dal Vaticano, ha creduto anzitutto che "fosse uno scherzo". Poi ha chiesto altre informazioni e adesso è "molto contento, anzi pieno di entusiasmo". Mons. Li fino all'anno scorso non era nemmeno riconosciuto dal governo, che lo ha registrato solo da poco tempo, senza che egli si sia iscritto all'Associazione Patriottica. "Il mio vescovo ha detto il fedele spera proprio di poter venire a Roma. Sa che ci potranno essere difficoltà da parte del governo, ma ha fiducia di poter uscire dal paese e visitare il Papa".
Tutti i vescovi, per partecipare al Sinodo devono anzitutto preparare il loro passaporto e dopo chiedere al governo il permesso per uscire dal paese.
Un sacerdote della diocesi di Qiqihar ha detto ad AsiaNews che mons. Wei Jingyi "sta preparando le valigie". Mons. Giuseppe Wei è l'unico vescovo non riconosciuto dal governo e forse quello che potrebbe trovare più difficoltà a ricevere il permesso.
Il vescovo sta facendo le pratiche per ricevere il passaporto, ma nessuno sa se il governo gli concederà di andare a Roma. Ad ogni modo diversi cattolici della diocesi di Qiqihar pregano che questo avvenga e pensano che "siccome la situazione in Cina sta cambiando, potrà essere possibile".
Secondo fonti di AsiaNews il Vaticano ha già avvertito il governo dell'invito ai 4 vescovi e si attende la risposta. Ma da Pechino Liu Bainian, segretario generale dell'Associazione Patriottica ha dichiarato che essi non hanno ricevuto alcun avviso ufficiale". In una dichiarazione alla Reuters egli ha detto: "Ho solo letto la notizia su Internet e non abbiamo ricevuto nessun invito formale Essi [il Vaticano] non hanno contattato né l'Associazione Patriottica, né il Consiglio dei vescovi cinesi".
Secondo osservatori della Chiesa in Cina, è possibile che il Vaticano abbia contattato direttamente il governo, senza passare attraverso le strutture dell'Associazione Patriottica, piena di personaggi ancora legati ideologicamente alla mentalità stalinista e della Rivoluzione Culturale.09/09/2005