Sinodo Amazzonia: sia riconosciuto il ruolo delle donne nella Chiesa
Card. Gracias, “il diritto canonico e la teologia possono fare molto di più per promuovere il ruolo delle donne nella Chiesa”. Suor Roselei Bertoldo, “ il fatto che siamo state chiamate al Sinodo non solo a partecipare, ma ad essere parte attiva del processo sinodale è un frutto del fatto che noi reclamiamo di diventare protagoniste”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Maggiore spazio alle donne nella Chiesa. Se ne è parlato oggi al briefing sul Sinodo per l’Amazzonia, evidenziando a un tempo il grande ruolo che esse svolgono all’interno della comunità ecclesiale e il fatto che “il diritto canonico, per le donne, prevede tutto, tranne che ascoltare la confessione e celebrare la messa”.
In tal senso si è espresso il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, il quale ha affermato che “il diritto canonico e la teologia possono fare molto di più per promuovere il ruolo delle donne nella Chiesa”. Il porporato ha collocato il maggior spazio che può essere dato alla donna nell’ambito del “decentramento” voluto da papa Francesco. “Noi vescovi – ha detto - non stiamo sfruttando tutte le possibilità che abbiamo a disposizione per promuovere questo processo”, “ci sono tante cose in più che si possono fare per le donne, e dobbiamo farle”.
Da parte sua, mons. Ricardo Ernesto Centellas Guzman, presidente della Conferenza episcopale della Bolivia, ha sostenuto che “la presenza delle donne nella Chiesa è maggioranza, ma nei luoghi di decisione è minoranza, quasi invisibile. Questo deve cambiare”. “Le nostre strutture - ha aggiunto - sono state concepite in modo tale che solo alcune persone possono decidere", ma "non c'è bisogno che la Santa Sede dia delle indicazioni a riguardo, è a tutti i livelli che deve cambiare la mentalità, anche nelle singole parrocchie".
La richiesta delle donne di “partecipare più efficacemente anche a livello delle decisioni” è stata avanzata, poi, da suor Roselei Bertoldo, della rete “Un grido per la vita”, impegnata nella lotta al traffico di persone. “Noi – ha detto - siamo la Chiesa e facciamo la Chiesa: il fatto che siamo state chiamate al Sinodo non solo a partecipare, ma ad essere parte attiva del processo sinodale è un frutto del fatto che noi reclamiamo di diventare protagoniste”.
Suor Bertoldo ha illustrato il lavoro svolto dalla Rete “Un grido per la vita”, impegnata nella lotta al traffico di persone. “Noi – ha spiegato - lavoriamo nella Chiesa per la sensibilizzazione a questa realtà”. In Brasile “la tratta è un delitto molto invisibile e poco notificato, legato allo sfruttamento sessuale delle bambine e delle donne e in particolare alla questione della servitù domestica: le bambine indigene vengono ospitate nelle case per farle studiare, ma in realtà finiscono per essere sfruttate sessualmente e diventano vittime del lavoro infantile più schiavo”. Il nostro, ha detto ancora, è “un lavoro di sensibilizzazione e formazione delle persone, affinché siamo in grado di denunciare la realtà di cui sono vittime. Molte donne non hanno il coraggio, perché si tratta di un reato che toglie loro la dignità. Così finiscono per cadere in una trappola: quando prendono coscienza del loro sfruttamento, perdono la dignità e non riescono a denunciare. Parallelamente c’è il traffico della droga”.
“Il Sinodo – ha aggiunto - porta la sua attenzione sugli abusi, sullo sfruttamento delle donne e sulla tratta degli esseri umani”. La religiosa ha infine proposto di attivare in tutti i Paesi dell’America Latina “politiche pubbliche per offrire assistenza alle persone vittime della tratta”. E “la Chiesa deve continuare a svolgere un ruolo di prevenzione e anche di presenza politica, nei luoghi dove possiamo arrivare”.
Ancora a proposito del ruolo della donna, don Zenildo Lima da Silva, rettore del seminario São José di Manaus e vice presidente dell’Organizzazione dei seminari e istituti del Brasile, ha fatto notare che “le nostre strutture sono fatte in tal modo che solo certe persone hanno un potere decisionale, ed è questo che dobbiamo cambiare. Il Consiglio pastorale in parrocchia, ad esempio, ha un potere solo consultivo, ma niente e nessuno impedisce che diventi deliberativo”.