Sinodo Amazzonia: rito amazzonico non 'esplicito' nel documento finale
Per suor Inés Azucena Zambrano Jara il diaconato femminile “riconfermerebbe la nostra identità”. Intervistato da Vatican news, il card. Stella ha sottolineato il valore del celibato, “dono, che il Signore accompagna con la chiamata al sacerdozio”. L’esperienza in Africa dove i missionari “fecero una grande scommessa sulla natura umana e sulla grazia di Dio: oggi abbiamo un clero africano che vive il celibato”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Diaconato femminile e celibato continuano a farla da protagonisti nel dibattito del Sinodo per l’Amazzonia. Del primo, che “riconfermerebbe la nostra identità, la nostra natura battesimale” ha parlato nel briefing di oggi sui lavori sinodali suor Inés Azucena Zambrano Jara, delle Suore missionarie di Maria Immacolata e di S. Caterina da Siena. Il celibato è stato invece al centro di una lunga intervista del card. Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, padre sinodale, per il quale esso “va custodito, va coltivato e soprattutto va protetto con una grande spiritualità, con una vita di preghiera e di unione con il Signore”. Di “rito amazzonico”, infine, non dovrebbe parlare il documento finale, a quanto ha detto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede.
La religiosa colombiana ha parlato del clima “familiare” dei lavori ai quali, ha sottolineato, hanno preso parte 35 donne. Il Sinodo è stato “un ambiente di sinodalità, dove tutte e tutti siamo stati ascoltati”. “Valorizzare la donna indigena, la donna ‘campesina’”: è questo, ha spiegato la religiosa, “ciò che stiamo facendo come Congregazione, che da sempre lavora accanto ai popoli indigeni e insieme a loro. È stata una grande sfida lasciare da parte il nostro protagonismo”.
Intervistato da Vatican news, il card. Stella ha sottolineato il valore del celibato, “dono, che il Signore accompagna con la chiamata al sacerdozio” e che, a suo avviso, va proposto anche in Amazzonia, come è stato in Africa e in altre terre di missione.
Oggi, ha osservato, “viviamo in una cultura che non ispira in questa direzione”. “D’altra parte la vocazione nella Chiesa latina propone l’impegno celibatario. Dunque, io penso che ci debba essere una valutazione serena delle caratteristiche personali, della storia personale di ognuno in modo che questo dono, che il Signore accompagna con la chiamata al sacerdozio, sia esaminato con obiettività per capire se ci sono i presupposti di equilibrio, di disciplina, di maturità. In particolare maturità affettiva che significa la capacità interiore di saper fare le scelte giuste anche nei momenti dove sopraggiunge la tentazione” .
E per avanzare la proposta celibataria in Amazzonia “occorre innanzitutto crederci. In Africa, i primi missionari pensarono che gli africani non sarebbero stati capaci di vivere la scelta celibataria, dono di Dio. Invece, fecero una grande scommessa sulla natura umana e sulla grazia di Dio: oggi abbiamo un clero africano che vive il celibato, abbiamo una bella famiglia episcopale. Ovviamente, non voglio essere idealista. Talvolta ci sono delle zone d’ombra, debolezze, tradimenti. Però, non capisco perché in Amazzonia questa proposta celibataria non possa essere fatta”.
Quanto, infine, all’idea di un rito amazzonico, “i popoli indigeni – ha risposto - hanno le loro lingue, le loro storie, la loro cultura, la loro cosmovisione. Io credo che tutto questo possa essere accolto da una espressione liturgica. Ma occorre tenere conto che un rito rappresenta una storia di secoli, una spiritualità, una cultura, una tradizione. C’è molto cammino ancora da fare. In questo ambito, personalmente, sarei attento, prudente, anche perché c’è una grande diversità in Amazzonia. Esistono decine di lingue, centinaia di etnie: alla fine che cosa diventerebbe il ‘rito amazzonico’?”.
Rito amazzonico del quale nel documento finale “non ci sarà l’esplicitazione, semmai un passo verso”. In tal senso, nel briefing di oggi Ruffini. “Stiamo attendendo il documento finale” che sarà votato domani pomeriggio, ha aggiunto padre Giacomo Costa, segretario della Commissione per l’informazione. “Anche se ci fosse la proposta – ha aggiunto - certo richiederebbe un certo lavoro di approfondimento”. E “se si trattasse di un rito con un diritto proprio potrebbe anche includere l’ordinazione dei preti sposati, come fanno altri riti. Ma sono solo illazioni, e la risposta finale spetta comunque al Santo Padre”.
28/10/2019 10:43