05/08/2024, 11.41
SINGAPORE
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Singapore esegue la seconda condanna a morte dell’anno

di Joseph Masilamany

I gruppi di difesa dei diritti umani non hanno rilasciato informazioni sull'identità del prigioniero, accusato di traffico di stupefacenti. Da marzo 2023 sono state eseguite 16 impiccagioni e altre 50 persone si trovano nel braccio della morte. Anche Papa Francesco, che visiterà la città-stato dall'11 al 13 settembre, si è più volte espresso contro la pena di morte.

Kuala Lumpur (AsiaNews) - All’alba del 2 agosto, nella prigione di Changi, a Singapore è stata eseguita la seconda condanna a morte del 2024. I gruppi di difesa dei diritti umani, però, che di solito si battono pubblicamente contro la pena di morte, hanno rifiutato di commentare l’esecuzione, avvenuta tramite impiccagione, e evitato di fornire ulteriori dettagli sull’identità del condannato dopo che la famiglia ha richiesto la privacy. 

Secondo il Central Narcotics Bureau (CNB), al prigioniero, un singaporiano di 45 anni, era stato concesso il giusto processo previsto dalla legge. Nel febbraio 2019 l’uomo era stato condannato per il possesso di 36,93 grammi di eroina e tutti gli appelli e le richieste dei provvedimenti di clemenza erano stati respinti. 

La legge della città-stato prevede infatti che bastino 15 grammi di eroina, 30 grammi di cocaina, 250 grammi di metanfetamina o 500 grammi di cannabis per essere condannati alla pena di morte. Al momento, 50 persone si trovano nel braccio della morte a Singapore, di cui tre sono state condannate per omicidio e 10 sono di nazionalità malese. 

Da anni il governo di Singapore riceve critiche per aver ripreso le esecuzioni per reati non violenti legati alla droga che in Paesi come il Regno Unito o gli Stati Uniti comporterebbero pene modeste. Una realtà su cui aveva più volte gettato luce anche Papa Francesco, che visiterà Singapore dall’11 al 13 settembre, durante il suo viaggio nel sud-est asiatico e in Oceania.

Dopo una pausa dovuta alla pandemia, da marzo dello scorso anno sono state eseguite 16 condanne a morte, una pratica, secondo i sondaggi, sostenuta anche dalla popolazione locale che lo ritiene un metodo efficace per ridurre il traffico di droga.

"La maggior parte dei prigionieri giustiziati a Singapore da marzo 2023 appartengono a comunità minoritarie indiane e malesi", ha spiegato Kirsten Han, giornalista e membro del Transformative Justice Collective (TJC).  "La maggior parte dei condannati di cui ho conosciuto appartengono a minoranze etniche e alla classe operaia. Alcuni di loro sono, o erano, essi stessi consumatori di droga che non avevano ricevuto il necessario sostegno per superare la dipendenza”.

Il ministro dell’Interno, K. Shanmugam, ha più volte ribadito che Singapore non si piegherà alle pressioni internazionali per eliminare la pena capitale, affermando che i trafficanti di droga sono consapevoli delle conseguenze severe previste dalla legge locale. "Nel 1990 arrestavamo circa 6mila tossicodipendenti all'anno, mentre ora ne arrestiamo circa 3mila, cioè la metà, nonostante l'aumento della popolazione", ha aggiunto il ministro.

Due pene di morte eseguite nel 2022 erano state fortemente criticate: a luglio era stato impiccato Kalwant Singh, 39 anni, condannato per traffico di droga in Malaysia nove anni prima. Mentre ad aprile dello stesso anno era stata eseguita la condanna a morte di Nagaenthran K Dharmalingam, 33 anni, un uomo disabile che era probabilmente stato coinvolto da altri nel traffico di eroina. 

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