Sindh, quattro cristiani arrestati per "distribuzione di materiale religioso"
Islamabad (AsiaNews) - Sono comparsi oggi davanti ai giudici i quattro cristiani evangelici arrestati il 18 maggio scorso, con l'accusa di aver distribuito materiale di natura religiosa nei pressi della stazione di Mirpur Khas, nell'omonimo distretto nella provincia meridionale del Sindh. I fermati sono Younis Masih, la moglie Nazia, e altre due donne di nome Rose Mary e Kiran; un leader religioso musulmano, appartenenti al movimento islamico Sunnat wal Jammat, ha letto il materiale e, accortosi che si trattata di letteratura cristiana, ha subito denunciato i quattro alla polizia. Poco dopo il fermo, una folla ha circondato la stazione ferroviaria con il proposito di punire i quattro; per prevenire ulteriori incidenti e mantenere il controllo della situazione, la polizia ha disposto il fermo immediato e ha scortato il gruppo nella caserma più vicina. Gli inquirenti hanno aperto un fascicolo di inchiesta, per violazioni all'articolo A-298-506 II- 295 che punisce quanti disonorano e dissacrano la religione.
All'esterno della caserma un gruppo di estremisti ha iniziato a intonare slogan e canti inneggianti all'islam, chiedendo al contempo punizioni esemplari per gli arrestati. Ora l'indagine è passata nelle mani della magistratura, in vista di un probabile processo; per ragioni di ordine pubblico, i quattro cristiani sono stati trasferiti nel carcere di Hyderabad fra imponenti misure di sicurezza. Al momento non si hanno maggiori informazioni sui quattro cristiani arrestati e se operavano in nome e per conto di una qualche organizzazione religiosa. Oggi il giudice per le indagini preliminari ha disposto il fermo e aggiornato il processo a venerdì 23 maggio, quando dovrebbe essere completato il fascicolo di inchiesta a loro carico. Per loro è probabile un'accusa e processo per aver fomentato disordini di natura religiosa.
Amaro il commento di p. Arshad John, sacerdote dell'arcidiocesi di Karachi, impegnato nella tutela dei diritti delle minoranze, secondo cui "le affermazioni in base alle quali le minoranze sono libere di praticare la loro religione sono false, ed è evidente da quanto è successo" ai quattro cristiani. Egli non risparmia tuttavia un rimprovero al gruppo, sottolineando che "non è saggio distribuire materiale religioso o pregare in simili luoghi e contesti"; in passato, conclude, vicende analoghe hanno causato gravi episodi di violenza, ma "preghiamo per loro e speriamo che vengano presto liberati".
Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Gli attacchi contro le minoranze etniche o religiose si verificano in tutto il territorio nazionale, ma negli ultimi anni si è registrata una vera e propria escalation e che ha investito soprattutto i musulmani sciiti e i cristiani.
Decine gli episodi di violenze, fra attacchi mirati contro intere comunità (Gojra nel 2009 o alla Joseph Colony di Lahore nel marzo 2013), luoghi di culto (Peshawar nel settembre scorso) o abusi contro singoli individui (Sawan Masih e Asia Bibi, Rimsha Masih o il giovane Robert Fanish Masih, anch'egli morto in cella), spesso perpetrati col pretesto delle leggi sulla blasfemia.