Sichuan, condanne fino all'ergastolo per 16 giovani tibetani, monaci e laici
Drango (AsiaNews) - Una corte del Sichuan ha condannato a pesanti pene detentive 16 tibetani, monaci e laici, arrestati durante le proteste del 23 gennaio nelle contee di Drango e Kardze (Sichuan, Prefettura autonoma del Tibet) contro il dominio comunista, costate sei morti e decine di feriti. Il tribunale ha emesso la sentenza il 26 aprile scorso, ma la notizia è stata diffusa solo di recente. Le pene vanno dai nove anni di carcere fino all'ergastolo. La corte non ha ancora reso noti i capi di accusa contro i condannati, che hanno un età compresa fra i 20 e i 30 anni. Le manifestazioni erano state organizzate dopo una serie di uccisioni sommarie di monaci da parte della polizia e l'autoimmolazione di giovani religiosi per la fine della repressione e il ritorno del Dalai Lama.
Sonam Lhundup, 30 anni, dovrà scontare il carcere a vita; il ventenne Kuntho 14 anni; i fratelli Jebay e Wangcheng Tsering, del villaggio di Gyephen Likhokma, sono stati condannati a 12 e nove anni di reclusione; Kundup, monaco poco più che trentenne, è stato condannato a 11 anni. Pene pesanti anche per Sonam Dhargyal, punito con 10 anni di carcere, e Poma Woesel che dovrà passare cinque anni in detenzione. Altri cinque tibetani, hanno subito condanne dai 10 ai 15 anni. Pochi mesi di detenzione invece per Choenam, Azi Shopo, Neyandak, Phurwa Tsering e Wanhtse.
Nonostante, le numerose proteste e i continui appelli di organizzazioni e Paesi stranieri, la polizia cinese continua ad arrestare e a sequestrare chiunque manifesti dissenso. In questi mesi, Pechino ha aumentato la sua stretta conto il popolo tibetano, che secondo gli esperti sta subendo una vera e propria colonizzazione. Le restrizioni cinesi comprendono il divieto di insegnare la lingua e la religione tibetana; l'imposizione di politiche di sviluppo inappropriate, tutte a favore dell'etnia han e attacchi continuati e di diverso tipo all'elite culturale e intellettuale del Tibet. Negli ultimi mesi decine di giovani tibetani, monaci e laici, hanno scelto l'autoimmolazione come gesto estremo di protesta contro il governo cinese. Dall'inizio del 2012 sono 35 i tibetani che si sono auto-immolati per criticare la dittatura di Pechino e chiedere il ritorno del Dalai Lama in Tibet. (N.C.)
27/05/2020 11:23
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