Si rinnova l’asse tra Teheran e Dušanbe
Il presidente tagico Rakhmon in visita di Stato in Iran ha incontrato Khamenei e Raisi. La delicata situazione legata al vicino Afghanistan e la ricerca di un sostituto di Mosca come alleato nel conflitto di confine con il Kirghizistan (sostenuto dalla Turchia) spingono per un'accelerazione di un disgelo già iniziato nell'estate 2019.
Dušanbe (AsiaNews) - La visita ufficiale del presidente tagico Emomali Rakhmon in Iran si è conclusa con la firma di 16 accordi di collaborazione tra i due Paesi, che riguardano non solo il reciproco sostegno allo sviluppo sociale ed economico, ma anche le posizioni condivise in materia di sicurezza e lotta contro il terrorismo e l’estremismo, il narcotraffico, le mafie internazionali e la criminalità cibernetica. L’argomento più scottante ha riguardato i rapporti con l’Afghanistan.
Tra i documenti più significativi si possono citare l’accordo industriale per le nuove tecnologie, ma anche gli scambi culturali tra i Musei nazionali dei due Paesi, quelli riguardanti la gioventù e le attività sportive, i migranti lavorativi e la collaborazione in campo energetico e per le risorse idriche, le vie e le infrastrutture di comunicazione. Molto importante l’accordo per il turismo, insieme alle commissioni per le ridefinizioni dei confini e la difesa dell’ambiente; è stato anche istituito un Comitato d’affari comune tra le due repubbliche.
Dopo aver definitivamente chiarito e superato i dissapori che negli ultimi anni avevano diviso il Tagikistan e l’Iran, legati alle reciproche influenze sul terrorismo islamico e i finanziamenti legati ai conseguenti conflitti, Rakhmon ha discusso con la Guida Suprema, l'Ayatollah Seyyed ʿAlī Ḥoseynī Khāmeneī, e il presidente Ebrahim Raisi, della delicata situazione legata al vicino Afghanistan, che rappresenta una minaccia per entrambi i Paesi.
Un altro motivo per cui Rakhmon necessita di sostegno da parte di Teheran riguarda il conflitto di confine con il Kirghizistan, sostenuto militarmente dalla Turchia. Il Tagikistan in questi casi ha sempre contato sull’appoggio di Mosca, che attualmente non è in grado di fornire sostegno a causa della guerra in Ucraina, e comunque si mantiene neutrale nei confronti di Dušanbe e Biškek. Secondo il politologo tagico Abdumalik Kadyrov, “l’Iran è l’unico Paese che oggi può intervenire a favore del Tagikistan”.
Uno dei consiglieri di Rakhmon, il vice-direttore del Centro di ricerche strategiche Sajfullo Safarov, ritiene peraltro che “il ghiaccio tra Iran e Tagikistan si è sciolto ormai da tempo, e al di là delle minacce esterne, oggi si rinnova la tradizione di collaborazione plurisecolare tra i due popoli di origine persiana… Noi non possiamo avere problemi con il popolo iraniano”. L’Iran fu il primo Stato a riconoscere l’indipendenza del Tagikistan dopo la fine dell’Urss, a dicembre del 1991, e i due Paesi sono molto affini a livello culturale e linguistico.
Fino agli screzi iniziati nel 2015, l’Iran era uno dei principali partner e investitori nel Tagikistan, insieme a Russia e Cina, e si ricorda il finanziamento di 220 milioni di dollari per la costruzione del tunnel ferroviario “Istiklol” (ex “Anzob”) e la centrale energetica “Sangtuda-2”. Le reciproche accuse legate al terrorismo islamico e alle manovre finanziarie avevano paralizzato l’import-export tra i due Paesi in quasi tutti i settori.
Il disgelo tra i due Paesi persiani era iniziato nell’estate del 2019, per un ammorbidimento delle posizioni da parte di Dušanbe. Il 1° giugno di quell’anno il ministro degli esteri tagico, Sirodžiddin Mukhriddin, aveva incontrato l’allora presidente iraniano Hasan Rouhani e il suo omologo Djavad Zarif, riprendendo il dialogo a livello diplomatico e discutendo proprio le questioni della sicurezza. Da allora le relazioni sono andate sempre più migliorando, e l’indebolimento della Russia in campo internazionale ha rinfocolato l’attrazione iraniana in questo Paese strategico dell’Asia centrale.
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