Si abbassa il livello del Mekong: 60 milioni di persone a rischio
Colpita le popolazioni di Laos, Thailandia, Cambogia e Vietnam. Dighe cinesi responsabili per il calo della portata. Danni a trasporti, pesca, agricoltura e acquacoltura. Commissione per il Mekong: Pechino e gli altri Paesi devono condividere i piani di gestione delle acque.
Ho Chi Minh City (AsiaNews) – Il livello del Mekong si è abbassato a livelli “anormali”, minacciando la sussistenza di 60 milioni di persone che abitano lungo il suo corso inferiore. Il fiume nasce in Cina e si snoda per 4.350 km, attraversando Laos, Thailandia, Cambogia e Vietnam. È un’arteria vitale della regione, da cui dipende il futuro di 200 milioni di residenti che vivono per lo più di pesca e agricoltura.
Oltre al calo delle precipitazioni piovose, scese da novembre 2019 del 25% rispetto alla media, l’abbassamento delle acque è causato dagli sbarramenti artificiali in territorio cinese. Nell’ultimo periodo, il flusso si è ridotto in modo notevole all’altezza della diga di Jinghong (Yunnan), che alimenta una centrale idroelettrica.
Winai Wangpimool, direttore tecnico del segretariato della Commissione per il fiume Mekong, fa notare che tra la chiusa di Jinghong e la capitale del Laos Vientiane si hanno continui sbalzi nella portata delle acque. Ciò, egli spiega, avrà un forte impatto sulle popolazioni che vivono più a sud. A subire danni sarà in primo luogo la pesca, dato che la variazione del flusso influisce sulle migrazioni delle specie ittiche; colpiti anche trasporti, agricoltura e acquacoltura (ad esempio, la raccolta delle alghe).
All’11 febbraio, le acque a Jinghong scorrono al ritmo di 800 metri cubi al secondo: il livello normale è di 1.400 m³/s. Per la portata ridotta, nel distretto thailandese di Chiang Saen il livello del Mekong è calato di un metro. Nel tratto vietnamita tra Tân Châu e Châu Đốc si registrano invece continue fluttuazioni.
Il ministero cinese per le Risorse idriche ha giustificato la riduzione del flusso con la necessità di condurre lavori di manutenzione. Secondo Winal Wangpimool, per evitare rischi è necessario che Cina e gli altri Paesi interessati condividano con la Commissione i loro piani di gestione delle acque.