23/02/2006, 00.00
libano
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Sfeir: solo nel rispetto della legge si può deporre Lahoud

di Youssef Hourany

Il patriarca maronita in una intervista ad AsiaNews si dice favorevole al disarmo di Hezbollah, al proseguimento dell'inchiesta internazionale sull'assassinio dell'ex premier Rafic Hariri ed alla possibilità di nuove elezioni politiche, ma con una legge elettorale "giusta".

Beirut (AsiaNews) – Sì alla deposizione del presidente libanese Emile Lahoud, ma solo per via giuridica e costituzionale, no al rifiuto di partecipare alle riunioni del governo quando presiede lo stesso Lahoud, sì al disarmo di Hezbollah, al proseguimento dell'inchiesta internazionale sull'assassinio dell'ex premier Rafic Hariri ed alla possibilità di nuove elezioni politiche, ma con una legge elettorale "giusta". Intervento a tutto campo del patriarca maronita, Nasrallah Sfeir, che, in un'intervista ad AsiaNews, affronta i maggiori problemi della vita sociale del Paese dei cedri, compreso il proseguimento dell'influenza siriana su Beirut,

"Anche se si sono riuniti allo scopo di commemorare il presidente Hariri, il 14 febbraio scorso, non possiamo condividere tutte le proposte dei manifestanti, comprese quelle di natura politica". Il patriarca Sfeir, 84 anni, da quasi 20 patriarca e capo della chiesa maronita, rifiuta il congelamento della partecipazione dei ministri cristiani alle riunioni del governo libanese, quando saranno presiedute dal maronita Lahoud, e chiede una soluzione degna della prestigiosa carica, criticando, senza nominarlo Samir Geagea, che continua ad affermare il congelamento. Il discorso  del capo delle forze libanesi, Samir Geagea, del 14 febbraio "è stato –a giudizio del patriarca - un discorso pieno di reazioni polemiche e non posso condividere le opinioni delle persone emotive". Il patriarca Sfeir si è detto molto deluso dal progredire delle "tensioni tra i seguaci delle Forze Libanesi e quelle del generale Michel Aoun, chiedendo ai responsabili di imparare dal passato, quando a migliaia sono rimasti vittime degli incidenti fratricidi degli anni 1989-1990, senza parlare dell'emigrazione".

Quanto alle richieste di alcuni politici che hanno chiesto la deposizione del Presidente Lahoud, il patriarca ha ripetuto quanto sostenne mesi fa, quando disse "sono contro la deposizione per mezzo della forza e posso accettare solamente la via giuridica e costituzionale".

Il patriarca ha ribadito la necessita di eleggere un nuovo presidente, quando ci sarà un consenso generale, ma, ha osservato, nello stato attuale molti rifiutano la deposizione del presidente Lahoud.

Sulle qualità richieste al nuovo presidente il patriarca ha detto: "ormai conoscete i requisiti già espressi in molti occasioni: deve essere accettato dalla sua comunità religiosa, per poter governare sugli altri. In Libano abbiamo 18 comunità religiose; deve essere un presidente per tutti i cittadini, un uomo che dà fiducia, integro, che si sacrifica per la patria". E comunque "il futuro presidente, quando ci saranno le elezioni, deve essere eletto dai libanesi stessi e deve rispondere alle nostre aspirazioni ed aspettative".

Il Patriarca  ha criticato i risultati delle ultime elezioni politiche, fatte sotto una legge elettorale "ingiusta" ed ha espresso il desiderio di poter "riuscire ad avere una legge elettorale più rappresentativa, senza nascondersi la possibilità di convocare prossimamente delle nuove elezioni".

I rapporti con la Siria sono l'ultimo tema affrontato dal patriarca, che si è chiesto se veramente la Siria si e ritirata dal Libano, esprimendo la sua contrarietà alla permanenza dei servizi segreti e all'influenza politica che Damasco continua ad esercitare in alcuni luoghi. Egli ha anche ribadito la necessità di far andare avanti le indagini sull'assassinio dell'ex-premier libanese Rafic Hariri. Per il capo della Chiesa maronita è comunque auspicabile un miglioramento dei rapporti tra il Libano e la Siria: "la via del mutuo rispetto e della collaborazione disinteressata sono mezzi necessari per  ravvivare i rapporti storici tra i due Paesi vicini". Quanto all'alleanza tra la Siria, Iran e Hezbollah (partito di Dio), il patriarca maronita ha confermato la sua posizione sulla "necessità del disarmo del Partito di Dio, come 'questione di principio', "perché nessuno deve tenere armi, anche se è convinto che lo scopo dell'armamento di Hezbollah è di combattere Israele".

 

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