17/07/2019, 10.37
COREA DEL SUD
Invia ad un amico

Seoul: giro di vite contro i datori di lavoro scorretti

Nel Paese gli abusi sul posto di lavoro sono una vera e propria piaga sociale. Accettate dalla società e dagli stessi dipendenti, le molestie includono obblighi assurdi e turni di lavoro massacranti. La nuova legge approvata oggi prevede il carcere per chi esagera.

Seoul (AsiaNews/Agenzie) – Il governo della Corea del Sud ha varato un nuovo pacchetto legislativo che prevede pene durissime (fino al carcere) per i datori di lavoro che molestano i propri dipendenti. È la prima volta che la nazione riconosce questo problema, considerato dagli esperti una vera e propria piaga sociale.

Secondo alcune stime del mondo sindacale, infatti, circa il 70% di tutti i lavoratori dipendenti ha subito nel tempo comportamenti scorretti da parte dei superiori. Di questi, il 60% non si è mai ribellato; il 12% subisce violenze di vario tipo su base quotidiana. Il fenomeno, conosciuto come “gapjil”, include la diffusione di dati personali sensibili; costrizione a bere o fumare; molestie di tipo sessuale.

La nuova normativa innanzitutto tutela i sottoposti che denunciano: questi non potranno essere licenziati o spostati o demansionati dalla compagnia per la quale lavorano. Le multe per i comportamenti scorretti arrivano a 30 milioni di won (circa 23mila euro), che possono essere commutate nei casi più gravi in 3 anni di galera.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Autotrasporatori in sciopero, blocchi nelle aziende coreane
10/06/2022 12:34
Esercito in piazza a Seoul contro scioperanti statali
15/11/2004
Chiesa coreana: Troppa violenza nella società, ritroviamo la misura
10/12/2015
Sindacati bloccano i salari in cambio di lavoro
10/02/2004
Storie di ordinaria ingiustizia di ditte statali contro i dipendenti
04/03/2008


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”