Seoul, i protestanti alzano il tiro: La Park rassegni le dimissioni
Seoul (AsiaNews) - Il presidente sudcoreano Park Geun-hye "deve fare un passo indietro, rassegnare le proprie dimissioni e permettere che si faccia chiarezza sulle violazioni compiute dai Servizi segreti nazionali durante le ultime elezioni presidenziali". È il senso del messaggio lanciato ieri dalle Chiese protestanti sudcoreane, si uniscono ai cattolici e ai buddisti per protestare contro le ingerenze del governo nella vita pubblica del Paese.
Il Nis (l'intelligence di Seoul), si sarebbe intromesso nelle ultime elezioni presidenziali. Per denunciare questo fatto, le religioni nazionali si sono unite alla campagna per la democrazia lanciata alcuni mesi fa dalla comunità cattolica, che chiede al governo in carica "verità e giustizia" riguardo la politica nazionale. Il 22 novembre scorso, un sacerdote della diocesi di Jeonju è finito nell'occhio del ciclone per aver pronunciato un'omelia molto critica nei confronti dell'esecutivo e per aver attaccato la politica militaristica del governo, che "costringe" la Corea del Nord a rispondere con atti militari.
Il vertice del potere sudcoreano si è scagliato contro p. Park Chang-shin, accusato di essere un "nemico della patria" e messo sotto inchiesta per "vari capi di imputazione". L'arcivescovo di Seoul, mons. Andrea Yeom Soo-jung, ha ricordato che i cattolici "hanno il dovere di occuparsi delle questioni politiche" ma ha invitato i sacerdoti e i consacrati ad agire "con prudenza, senza coinvolgimenti diretti".
Nei giorni scorsi, però, la tensione è andata aumentando. Prima un falso allarme bomba ha costretto l'arcidiocesi a chiudere la cattedrale Myeongdong; poi una carica di un gruppo di manifestanti contro lo stesso luogo di culto ha spinto la polizia a circondarla per "proteggerla". Infine, due giorni fa circa mille monaci buddisti sono scesi in piazza a Seoul per protestare e due di loro sarebbero stati portati via dagli agenti.
Ieri, infine, il pronunciamento delle Chiese protestanti. Nel corso di una conferenza stampa nel distretto Jongno, una rappresentanza ha dichiarato: "Invece di dire la verità sulle interferenze e punire i colpevoli, l'amministrazione attuale ha cercato di insabbiare la vicenda forzando la mano alla magistratura e accusando i propri critici di essere a favore della Corea del Nord. Sono comportamenti che ricordano da vicino la dittatura militare Yushin di 30 anni fa". Il riferimento è al periodo di governo del padre dell'attuale presidente, il dittatore Park.