20/06/2024, 11.20
INDIA
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Sei vescovi siro-malabaresi: 'Sbagliata la minaccia di scomunica sulla liturgia'

di Nirmala Carvalho

I presuli - originari delll'arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly, epicentro dello scntro - lanciano un appello per evitare lo scisma, contestando la circolare dell'arcivcescovo maggiore che impone ai sacerdoti di adeguarsi al rito unificato entro il 3 luglio. "Scelta affrettata e contraria allo spirito del Vaticano II. Papa Francesco ci ha chiesto unità attraverso il dialogo".

Kochi (AsiaNews) – Con l’avvicinarsi della scadenza del 3 luglio, la festa di san Tommaso fissata dall’arcivescovo maggiore Raphael Thattil come data ultima per adeguarsi alla “liturgia unificata” approvata dal Sinodo ormai quasi tre anni fa, all’interno della Chiesa siro-malabarese si moltiplicano prese di posizione contro l’intenzione di scomunicare i sacerdoti che non obbediranno, sancendo così lo scisma.

In una lettera formale indirizzata all'arcivescovo maggiore sei vescovi originari dell’arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly, epicentro dello scontro liturgico (Mar Ephrem Nariculam, Mar Jose Chittooparambil, Mar Jose Puthenveettil, Mar Kuriakose Bharanikulangara e Mar Sebastian Adayanthrath) hanno espresso profonda preoccupazione.
Pur assicurando il loro impegno nei confronti delle decisioni sinodali sull'uniformità della celebrazione della Qurbana, i presuli contestano la “diffusione affrettata della circolare” senza una discussione preliminare al Sinodo. E citano l'insistenza di papa Francesco sul dialogo e l'unità nella Chiesa, in contrasto con quello che percepiscono come un processo decisionale unilaterale.

“La circolare riflette un approccio contrario allo spirito della Chiesa post-Vaticano II”, si legge nella lettera. I vescovi hanno anche espresso sgomento per le potenziali conseguenze a lungo termine della circolare, che temono possano approfondire le divisioni ed erodere la fede all'interno della comunità. Hanno chiesto di riconsiderare la decisione e hanno sollecitato un approccio più consultivo e orientato alla riconciliazione per risolvere l'attuale crisi. Il documento si conclude con un appello a Mar Thattil a registrare formalmente il loro dissenso e a condividerlo con tutti i membri del Sinodo, offrendo la propria disponibilità a impegnarsi nel dialogo per risolvere la questione sostenendo la virtù dell'obbedienza.

Anche un gruppo di 25 sacerdoti della diocesi di Mananthavady ha dichiarato che l'avviso di espulsione automatica dalla comunione cattolica di quanti non obbediranno alla circolare è “immaturo e inappropriato”. Sostengono che sarebbe opportuno che l'arcidiocesi potesse continuare a mantenere provvisoriamente lo status quo, per poter avviare un dialogo. Suggeriscono la costituzione di un comitato composto dall'arcivescovo delegato pontificio mons. Cyril Vasil, dall'amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly mons. Bosco Puthur e da laici per arrivare a un punto accettabile da entrambe le parti “per abbracciare la maggior gloria della Chiesa siro-malabarese e la conservazione della tradizione”.

Da parte sua il segretario del Consiglio dei sacerdoti dell'arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly, p. Kuriakose Mundadan, ha lanciato un appello alla Conferenza episcopale dell'India (CBCI) e al Consiglio episcopale cattolico del Kerala (KCBC) affinché intervengano nella disputa che - sostiene - rischia di trasformarsi in uno scandalo che travolgerebbe l'intera Chiesa cattolica in India. Nella lettera, peraltro, p. Mundadan accusa proprio l'ex amministratore apostolico Andrews Thazhath che è anche l’attuale presidente della Conferenza episcopale indiana (CBCI) di "abusare del potere" e di aver guidato e informato male il Papa sulle questioni liturgiche dell'arcidiocesi. “I suoi atti e rapporti eticamente scorretti - sostiene - hanno contribuito a far sprofondare la situazione in ulteriori controversie, mentre la questione era di semplici rubriche (il celebrante della Messa rivolto verso la gente oppure con le spalle alla gente) in una grande disputa sulla comunione ecclesiastica. Questo è, a dir poco, assolutamente non cristiano e contrario ai principi fondamentali del Vangelo”.

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