Segretario di Stato Usa: ‘Inutili le sanzioni contro il Myanmar’
Washington cauta: distinguere tra l’amministrazione civile ed i vertici militari. Gli Usa forniranno altri 40milioni di euro in aiuti umanitari per i rifugiati. La Cina manifesta insofferenza per il coinvolgimento degli Usa negli affari militari del Myanmar. Aung San Suu Kyi risponde alle critiche.
Naypyidaw (AsiaNews/Agenzie) – “Le sanzioni non risolveranno la crisi in Rakhine”. È quanto afferma il segretario di Stato Usa Rex Tillerson, in una conferenza stampa tenuta oggi con la leader birmana Aung San Suu Kyi (foto), a margine di un incontro tra il capo della diplomazia di Washington e le autorità civili e militari del Myanmar.
Tillerson ha ribadito la necessità di un’inchiesta indipendente sulle “credibili” accuse di atrocità, commesse dalle forze armate di Naypyidaw ai danni della minoranza etnica Rohingya nello Stato occidentale di Rakhine. Egli dichiara che “al momento le sanzioni economiche non sono opportune”. “Vogliamo che il Myanmar abbia successo – ribadisce ai giornalisti – Non si può solo imporre sanzioni e dire che la crisi è finita”. Al termine della sua visita di un giorno a Naypyidaw, il segretario di Stato americano promette anche che gli Usa forniranno altri 40milioni di euro in aiuti umanitari per i rifugiati, portando a 73,5 milioni i fondi stanziati dall’inizio della crisi.
Importante alleato nella transizione democratica del Paese, Washington è cauta sulla condanna verso il governo del Myanmar dopo lo scoppio della crisi dei Rohingya. Per questo fa distinzioni tra l’amministrazione civile, guidata da Aung San Suu Kyi, ed i vertici militari, che detengono tutto il potere in materia di sicurezza. I senatori Usa premono per sanzioni mirate ai vertici militari coinvolti nella controffensiva che ha causato l’esodo di oltre 600mila Rohingya in Bangladesh. Nel frattempo, la Cina manifesta su Xinhua [agenzia di stampa ufficiale, ndr] l’insofferenza per il coinvolgimento degli Usa negli affari militari del Myanmar, suo storico alleato e destinatario di importanti investimenti.
Durante la conferenza stampa, la Signora risponde alle dure critiche che la comunità internazionale le ha rivolto per la sua gestione dell’emergenza umanitaria in Rakhine. “Non sono rimasta in silenzio – afferma – Forse ciò che dico non è abbastanza interessante. Tuttavia, non sono tenuta a fare dichiarazioni sensazionali, bensì accurate, che non infiammino le tensioni etniche”.