Seggi aperti fino alle 19. Nessuno dubita della vittoria di Assad
Damasco (AsiaNews) - Sono cominciate stamane in Siria le operazioni di voto per l'elezione del presidente. Nel Paese che da oltre tre anni è immerso in una guerra civile e regionale, nessuno dubita che il vincitore sarà Bashar Assad, al potere da 14 anni. Ma in passato egli è stato scelto e confermato con un referendum; oggi, per la prima volta nella storia della Siria, sulla scheda vi è più di un nome: quello di Assad, 48 anni, alauita; dell'uomo d'affari Hassan al-Nouri, 54 anni, musulmano sunnita; dell'avvocato Maher al-Hajjar, 46 anni, anch'egli sunnita.
La campagna elettorale è stata sproporzionata: mentre le gigantografie di Assad apparivano ovunque, era molto difficile trovare foto degli altri due candidati.
Secondo il premier siriano Wael al-Halqi, questa è una "giornata storica" per la Siria e una grande affluenza al voto mostrerà che la popolazione vuole rendere il processo elettorale "un successo".
Nella capitale, da stamane, vi è una fila di persone che va a votare; qualcuno non aspetta nemmeno di ritirarsi nell'urna e cala la sua scheda apertamente. Alcuni si pungono il dito e macchiano la scheda per "votare Assad con il proprio sangue" (v.foto).
Il ministero degli Interni ha dichiarato che vi sono 15,8 milioni di votanti, dentro e fuori della Siria, e circa 9600 sedi elettorali nel Paese. I seggi sono aperti da stamane alle 7 fino a stasera alle 19. Ma se ci fosse una grande affluenza, essi potranno rimanere aperti per altre cinque ore.
Il problema è che non tutti i siriani possono votare. I gruppi ribelli hanno definito le elezioni "una farsa" e proibiscono il voto. Ma il Consiglio nazionale siriano e l'opposizione non violenta (sotterranea nel Paese) chiede di boicottare il voto, che porterà soltanto a rafforzare il potere di Assad.
I siriani all'estero hanno potuto votare nei giorni scorsi in oltre 40 ambasciate siriane. Ma alcuni Paesi - come Francia, Gran Bretagna e Germania - non lo hanno permesso, appoggiando il giudizio dell'opposizione.
Il problema più cocente è quello dei profughi dispersi fra Turchia (700mila), Libano (oltre 1milione), Giordania (600mila), Iraq (220mila). In Giordania e Libano ha potuto votare una piccola parte; in Libano, il governo di Damasco ha invitato i profughi a tornare in Siria per il voto, offrendo il viaggio gratis. Il ministero degli interni libanese ha però avvertito che se essi tornano in Siria, perderanno lo statuto di rifugiati.
Per molti di questi profughi, il rafforzamento di Assad significa il sogno della fine della guerra e la possibilità di un ritorno in patria; per altri, votare e votare per Assad significa "votare per il proprio carnefice".
Analisti affermano che la molto prevedibile vittoria di Assad rafforzerà la sua legittimità e renderà difficile ogni dialogo sulla transizione. Nei mesi scorsi, nei dialoghi sponsorizzati dall'Onu e dalla Lega araba, l'opposizione poneva l'allontanamento di Assad dal potere come condizione della transizione. Dopo questo voto, i dialoghi diverranno più improbabili e si rafforzerà l'opzione militare.
Intanto la guerra - costata la vita a oltre 160mila persone - continua: negli ultimi mesi le truppe governative hanno collezionato diverse vittorie, mentre l'opposizione, sempre più divisa fra islamisti e "laici", è inghiottita in lotte intestine. L'Osservatorio per i diritti umani, con base in Gran Bretagna, afferma che dal mese di gennaio ad oggi, a causa di raid aerei con barili di esplosivo, sono morte circa 2mila persone nella zona di Aleppo. Violenti combattimenti si susseguono anche nel centro del Paese, nel sud e vicino a Damasco.