Se è figlio di un alto ufficiale cinese può uccidere una ragazza facendo a cuscinate
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - E' possibile uccidere qualcuno giocando a cuscinate? E se sì, è possibile farlo accidentalmente? È possibile strangolare a morte, un processo che richiede diversi minuti di sforzo intenso, senza rendersi conto di cosa sta succedendo?
Sono domande che appaiono ridicole, ma sono la versione accolta dalla Alta corte del Popolo di Pechino nella sentenza della scorsa settimana che ha ribaltato la condanna per omicidio di Li Ang, che ha ucciso la fidanzata Amanda Zhao a Burnaby, città satellitare di Vancouver il 9 ottobre 2002.
Li, figlio di un ufficiale superiore dell'Esercito del popolo, ora in pensione, era fuggito in Cina dopo che il corpo di Zhao era stato trovato in una valigia. Le autorità di Pechino si sono rifiutate di concedere la sua estradizione in Canada, sostenendo che sia Li che la vittima erano cinesi. Comunque nel 2012 fu condannato per omicidio da un tribunale cinese. Quel verdetto fu salutato come il risultato della cooperazione e della condivisione di prove tra la polizia canadese e le autorità cinesi.
Ma il risultato dell'appello di Li - in cui la sua condanna all'ergastolo è stata cambiata in omicidio colposo e ridotta a sette anni - getta un'ombra sulla cooperazione futura, afferma a Vancouver l'attivista della comunità cinese Gabriel Yiu. Yiu è stato l'avvocato per i genitori poveri di Zhao, che avevano usato i risparmi di una vita per inviare la loro unica figlia a studiare in Canada.
Il verdetto di appello è largamente legato alla affermazione che Zhao è stata uccisa a seguito di una battaglia a cuscinate che in qualche modo è divenuta mortale. Ma la lettura delle 32 pagine della sentenza della corte di Pechino rivela l'inattendibilità assoluta della descrizione di Li degli eventi. Non solo ha la pretesa di aver accidentalmente ucciso Zhao, ma ha detto che tutto è avvenuto mentre era bendato, il che lo ha messo nell'incapacità di accorgersi della lotta mortale della ragazza.
"Li Jiaming e Zhao - si legge nella sentenza - giocavano a cuscinate e avendo coperto i loro occhi con le federe si colpivano a vicenda, senza sapere esattamente in quale parte del corpo".
Durante la "battaglia", "Li Jiaming abbracciò Zhao da dietro e tirò con le mani le due estremità del cuscino che la ragazza aveva dalla testa al petto. Tenne il cuscino stretto da dietro, così stretto e forte che si sentiva il corpo di Zhao divenire debole".
Ma fu solo dopo qualche minuto, quando Zhao aveva smesso di muoversi, che Li "pensò che lei potrebbe essere morta" e mollò la presa.
Li e suo cugino Zhang Han, che viveva con la coppia, hanno poi messo il corpo di Zhao in una valigia e l'hanno gettata a 100 chilometri di distanza, nel lago Stave, dove è stato trovato da escursionisti.
Afflitto dal senso di colpa, Zhang ha confessato il suo ruolo nella tragedia e ha indicato Li come l'assassino in una lettera ai genitori di Zhao, che ha concluso scrivendo: "Mi dispiace" 60 volte.
Ma nella sentenza l'Alta corte ha affermato che Li "ha sentito Zhao usare grande forza" e "ha reagito utilizzando anch'egli una grande forza che ha portato alla morte della vittima. Le prove caso ha dimostrato che il comportamento di Li può essere visto e definito come un caso di negligenza che porta alla morte della vittima in un caso di omicidio colposo".
Yiu, che ha parlato con la famiglia di Zhao poche ore dopo la sentenza, ha detto che erano "totalmente scioccati e sconvolti". E la madre di Zhao, Yang Bao-ying, ha dichiarato: "Noi non comprendiamo né accettiamo la sentenza. La sentenza cambia il nostro parere circa l'applicazione della legge. La sentenza dimostra chiaramente che in Cina la legge può essere comprata con il potere o con il denaro".
27/08/2018 11:29