18/06/2004, 00.00
arabia saudita - islam
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"Se uccidete l'ostaggio siete contro l'islam"

Un collega dell'americano rapito rivendica per lui la protezione islamica

Riyadh (AsiaNews/agenzie) – Uccidere l'ostaggio americano sarebbe una violazione dei principi dell'islam. Paul Johnson, da una settimana nelle mani di integralisti islamici, ha trovato un difensore fra i suoi colleghi di lavoro. Uno di essi ha affermato che Johnson si trova sotto la sua protezione e per questo – secondo i dettami dell'islam - la sua vita va risparmiata.

I militanti hanno minacciato di uccidere l'ostaggio entro oggi se le autorità saudite non liberano i militanti di Al Qaeda che sono imprigionati. Le autorità di Riyadh hanno rifiutato qualunque compromesso e aumentato le ricerche anche con elicotteri.

Anche Thanom la moglie thai di Johnson, ha fatto un appello alla televisione araba per chiedere il rilascio del marito.

Il collega di Johnson, che si firma con lo pseudonimo "Al Mumin" (il credente), ha inviato un e-mail in molti siti arabi, anche quelli fondamentalisti, nella speranza di venire a contatto con i rapitori. Nel messaggio egli cita una frase del profeta Maometto: "Se viene loro garantita protezione, allora vi è proibito ucciderli, derubarli, ferirli".

Il collega avverte allora i rapitori : "Dichiaro e giuro che egli è sotto la mia protezione". Se gli faranno del male "io non vi perdonerò mai; io vi maledirò in tutte le mie preghiere".

La lettera è un ulteriore sfida ai militanti basata sulla religione. Alcuni giorni fa 6 ulema hanno denunciato come "un peccato grave" il rapimento degli stranieri.

Nella lettera Al Mumin afferma anche che Johnson è stato sempre contrario alla politica americana e che era interessato a convertirsi all'Islam. Al Mumin dice che ha spesso invitato Johnson a casa sua per mangiare insieme e per dargli dei libri di preghiera islamica e traduzioni del Corano.

Johnson, 49 anni, lavora in Arabia Saudita da più di 10 anni nella Lockheed Martin di Riyadh. Nel video diffuso dai rapitori martedì scorso, essi lo accusano di essere il supervisore della costruzione degli elicotteri Apache "che attaccano i musulmani in Palestina e in Afghanistan". Il gruppo che lo ha rapito di autodefinisce "Al Qaeda in Arabia Saudita".

Alcuni sostenitori dei militanti hanno inviato e-mail ai siti dove è apparso l'appello di Al Mumin, accusandolo di essere un agente della Cia o un impiegato del governo saudita. In più essi chiedono ai rapitori di procedere con l'esecuzione di Johnson.

Al Mumin ha voluto rispondere, negando di essere della Cia. "Quanto a coloro che dicono che sono un servo del regime – egli aggiunge – io dico che anche se è vero, i nostri dottori non affermano che anche gli schiavi hanno diritto a concedere protezione?" E conclude: "O rapitori di Paul Johnson, attendo una vostra risposta. Che cosa farete?".

 

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