Sconfitta degli islamisti all'interno del Consiglio Governativo Provvisorio
Baghdad (AsiaNews) - Scade oggi, il termine per la stesura della bozza provvisoria della costituzione, mentre si manifestano dissensi interni al Consiglio Governativo Provvisorio (CGP). Il problema che divide i membri verte su due punti: a) sul federalismo chiesto dai curdi e dai cristiani al quale sono contrari gli arabi ed i turkmeni; b) sulla natura islamica delle leggi.
Il CGP è composto da 25 membri nominati dalle autorità della coalizione e comprende 13 sciiti, 11 sunniti, ( 5 curdi, 5 arabi ed un turkmeno) ed un cristiano. La presidenza è assegnata a turno ad ognuno dei 25 membri per la durata di un mese ed in base all'ordine alfabetico dei cognomi.
La giornata di ieri è stata segnata dalla sconfitta degli islamisti, con una votazione che cancella l'articolo 137. Questo articolo, voluto fortemente dagli islamisti, metteva la gestione anagrafica e le pratiche di stato civile sotto l'autorità dei tribunali religiosi. Nella vecchia costituzione tali questioni erano di competenza dei tribunali civili.
L'articolo 137 aveva suscitato molte critiche della popolazione, soprattutto quella femminile che rischiava di perdere diritti acquisiti in passato, scivolando ancora nelle leggi islamiche. La discussione sull'articolo è stata proposta dalla dottoressa Rajab al-Khuza'i, membro del CGP.
La revoca dell'art. 137 è stata votata da 15 membri, contro 9, più un'astenzione.
Dopo l'esito delle votazioni alcuni membri sciiti del CGP hanno abbandonato la sala per protesta, facendo interrompere la discussione sugli altri articoli della bozza.
Nel mondo sciita si combattono due posizioni, una più fondamentalista e una più moderata.
Un rappresentante della prima posizione è l'Imam Muktada al-Sadr. Ieri a Kufa, nella sua omelia alla preghiera del venerdi, egli ha chiesto ai "fedeli di essere pronti [all'insurrezione] non appena sarà emesso l'ordine di lottare contro l'occupazione". E ha sottolineato che "gli americani sono venuti soltanto per danneggiare l'islam, ma gli occupanti non potranno cancellare l'islam".
La posizione moderata è tenuta dall'ayatollah al-Sistani, una delle massime autorità sciite al mondo. Ieri ha fatto sapere di essere d'accordo con Lakhdar al-Ibrahimi, inviato speciale dell'Onu, che ritiene impossibile le elezioni generali del paese prima del 30 giugno, data del trapasso dei poteri ad autorità irakene. Al Sistani ha chiesto garanzie perché le elezioni avvengano entro la fine dell'anno. (PB)