Sciopero dei taxi a Chongqing: l'autorità preferisce la trattativa alla forza
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Circa 4mila tassisti su 9mila sono tornati al lavoro a Chongqing, ma gli altri proseguono lo sciopero che dal 3 novembre blocca il trasporto della città. Intanto il ministro per la Sicurezza pubblica raccomanda alle autorità di cercare il dialogo con chi protesta, invece di imporre la forza.
Ieri il governo di Chongqing ha in parte “ceduto” alle richieste dei tassisti e ha promesso di “rivedere” la somma che versano alle loro compagnie (440 yuan al giorno), aumentare le forniture di gas che alimenta la gran parte dei veicoli (ora si formano file anche di 3 ore ai distributori e ogni taxi deve rifornirsi più volte al giorno) e fare più controlli contro i veicoli senza licenza. Ma le richieste dei conducenti comprendono anche la penuria di carburante e le “troppe” multe elevate dalla polizia per i più vari motivi: ad esempio, non avere pulito i sedili del veicolo può “costare” 500 yuan. Il malcontento è esploso dopo che il 27 ottobre il municipio ha introdotto nuove regole sulla circolazione stradale per migliorare “l’immagine” della città (5 milioni di abitanti nel centro urbano, circa 32 milioni nell’intera municipalità), spesso congestionata dal traffico. Ciò ha portato una valanga di nuove multe per i taxi, anche 5 o 6 al giorno.
La protesta è arrivata proprio mentre il ministro alla Sicurezza pubblica Meng Jianzhu ha raccomandato alla polizia di evitare scontri e violenze contro manifestazioni pubbliche. “Il principale compito delle autorità di sicurezza – ha scritto su una rivista statale – è mantenere l’ordine, far diminuire la tensione, evitare interventi eccessivi e prevenire che la situazione esca dal controllo” e, in ogni caso, “evitare di causare ferite e morti”.
La Cina non rivela i dati, ma ogni anno ci sono decine di migliaia di proteste di piazza, che la polizia spesso reprime con immediata ed eccessiva violenza, spesso scatenando vere guerriglie urbane. Meng chiede alla polizia di evitare “feriti e morti”. Egli afferma pure che tra le principali cause di queste proteste pubbliche, vi sono cosiddetti “crimini economici”.
Forse anche per questo le autorità di Chongqing hanno privilegiato il dialogo, sebbene il primo giorno di sciopero vii siano state violenze, contro i taxi che non hanno aderito (nella foto), ma anche contro la polizia intervenuta. Danneggiati almeno 100 veicoli, tra cui auto della polizia.