Savannakhet, capo-villaggio nega funerale e sepoltura a cristiana neo-convertita
Vientiane (AsiaNews) - Nuovo caso di violazione alla libertà religiosa in Laos, dove si stringono sempre più le maglie delle autorità - centrali e locali - contro le minoranze, in particolare i cristiani. Nei giorni scorsi, ma la notizia è filtrata solo in queste ore, il capo villaggio di Saisomboon - distretto di Atsaphangthong, provincia di Savannakhet - ha impedito la cerimonia funebre e la sepoltura di una donna neo-convertita e deceduta la mattina del 22 giugno. La polizia ha inoltre arrestato alcuni leader cristiani della zona, che volevano partecipare alle esequie. Infine, i parenti sono stati costretti a partecipare a un rito buddista e ad assistere - impotenti - alla sepoltura della donna nel cimitero locale, dove non vi sono spazi o simboli riservati ai cristiani. La vicenda, come denunciano attivisti di Human Rights Watch for Laos Religious Freedom (Hrwlrf), è avvenuta nello stesso villaggio in cui, a maggio, tre studentesse cristiane non hanno potuto sostenere gli esami scolastici di fine anno a causa della loro fede.
La mattina del 22 giugno la signora Chan, madre di otto figli di cui quattro già sposati, è deceduta per cause naturali; la donna, con tutta la famiglia, da due mesi si era convertita. Si tratta della quinta famiglia nel villaggio di Saisomboon ad abbracciare la fede cristiana, e per questo le autorità hanno iniziato a colpire con crescente frequenza (e violenza) i fedeli della minoranza religiosa. Il giorno stesso della morte della donna, i familiari hanno chiesto e ottenuto il permesso di celebrare una cerimonia cristiana e di seppellirla all'interno della proprietà. Tuttavia, giunto il tempo delle esequie - in programma la sera successiva - il capo villaggio e il locale segretario del Partito comunista hanno annullato la decisione e cancellato il rito.
Le autorità locali hanno inoltre imposto ai parenti della donna di rinnegare il cristianesimo, tornando all'originaria fede buddista. Tuttavia, i familiari si sono opposti ribadendo il loro credo in Gesù e il proposito di celebrare un funerale cristiano, secondo i dettami della madre. Oltre a esercitare pressioni sulla famiglia, i vertici dell'amministrazione locale - con la complicità delle forze di polizia - hanno arrestato diversi leader cristiani dei villaggi vicini, intervenuti per partecipare alle esequie. Come ultimo atto, e in sfregio alla fede della donna, il capo villaggio ha imposto un funerale buddista e ordinato la sepoltura nel cimitero locale.
Attivisti pro diritti umani lanciano un appello al governo di Vientiane, perché rispetti la libertà religiosa e i trattati internazionali in tema di diritti civili sottoscritti in passato. Inoltre, essi chiedono punizioni esemplari per il capo villaggio di Saisomboon e altri funzionari della zona, colpevoli di aver agito in contrasto alla legge e al diritto.
Dall'ascesa al potere dei comunisti nel 1975, con la conseguente espulsione dei missionari stranieri, la minoranza cristiana in Laos è soggetta a controlli serrati e vi sono limiti evidenti alla pratica del culto. La maggioranza della popolazione (il 67%) è buddista; su un totale di sei milioni di abitanti, i cristiani sono il 2% circa, di cui lo 0,7% cattolici. I casi più frequenti di persecuzioni a sfondo religioso avvengono ai danni della comunità cristiana protestante: nel recente passato AsiaNews ha documentato i casi di contadini privati del cibo per la loro fede o di pastori arrestati dalle autorità. Le maglie si sono strette ancor più dall'aprile 2011, in occasione di una violenta repressione della protesta promossa da alcuni gruppi appartenenti alla minoranza etnica Hmong.