07/07/2023, 11.02
GIORDANIA
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Satira sul matrimonio del principe: Amman blocca il sito AlHudood

In tutto il Paese il portale di informazione in arabo e inglese risulta irraggiungibile. Attivisti e critici legano il blocco alla coperture delle sontuose nozze del principe Hussein. In passato il sito era stato censurato anche da altre nazioni del Golfo, come gli Emirati, per articoli su diritti umani, corruzione, libertà. 

Amman (AsiaNews) - Le autorità giordane, terra considerata fra le più liberali e aperte del mondo mediorientale e musulmano, hanno calato la scure della censura sul celebre sito web di notizie AlHudood, “colpevole” di aver fatto satira sul recente matrimonio del figlio del re il mese scorso. Almeno questa è l’ipotesi più probabile avanzata da esperti e attivisti locali per la chiusura di un portale che, in passato, aveva ricevuto un analogo trattamento da altri Stati del Golfo, in particolare gli Emirati Arabi Uniti (Eau), per articoli sui diritti umani, la corruzione e la libertà di parola.

Dalla sua fondazione nel 2013, AlHudood (“I limiti”, in lingua araba) è cresciuto in popolarità, vanta almeno 19 fra autori e collaboratori ed è considerato il corrispettivo locale dell’americano “The Onion”. Il sito ha pubblicato oltre 6mila articoli satirici e vignette, oltre a video e cortometraggi, arrivando a raccogliere oltre 68mila follower su Instagram. Nella pagina di presentazione si racconta come “forma di pettegolezzo organizzato” che pubblica contenuti sui problemi della regione attraverso la commedia e la satira, tanto in arabo quanto in lingua inglese.

Amman non ha voluto spiegare le ragioni dietro al blocco. Commentando il provvedimento, il personale di AlHudood ha sottolineato la crescente mancanza di libertà in Giordania difendendo il lavoro del sito che, negli ultimi anni, è cresciuto sino a coprire l’intera regione del Medio oriente e Nord Africa. “È davvero spiacevole - sottolinea un membro dello staff a The New Arab - vedere libertà di ogni tipo che si deteriorano con facilità in Giordania” per poi rimarcare i timori relativi agli effetti “sulla pubblicazione, sui giornalisti e i cittadini” in tema di libertà. Alle prime difficoltà a raggiungere il sito, segnalate dai lettori, è seguito un vero e proprio blocco generalizzato nel Paese. 

Attivisti e voci critiche spiegano che la censura è una risposta delle autorità ad articoli e vignette (nella foto, tratta dal sito) sul recente matrimonio del figlio di re Abd Allah II e della regina Rania, col principe ereditario Hussein convolato a nozze con la saudita Rajwa al-Saif in una sontuosa cerimonia. In uno dei post il giornale satirico ha commentato la “campagna” lanciata da Amman per il matrimonio all’insegna dello slogan “Sii felice, cane”. E ancora, si è chiesto “dove ha trovato il principe tutti questi soldi per coprire i costi del matrimonio?” in una nazione che attraversa profonde difficoltà sul piano economico e sociale. Infine, un articolo suggeriva che le autorità giordane avrebbero imposto multe e sanzioni a quanti non si mostravano felici per il matrimonio. 

La vicenda riapre la questione delle libertà e dei diritti nel regno hascemita, considerato fra i più aperti e rispettosi di diritti umani e libertà della regione. Ciononostante, ong internazionali come Human Rights Watch (Hrw) hanno evidenziato restrizioni e criticità: in un rapporto pubblicato a inizio anno Amman è accusata di “criminalizzare” le critiche alla famiglia reale, ai governi stranieri o alle istituzioni del Paese. Hrw ha anche documentato come le autorità utilizzino leggi penali vaghe e ampie per colpire la libertà di parola. Il rapporto ha rilevato che nel 2020 il numero di casi relativi a queste accuse è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente.

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