Santo Sepolcro chiuso, i leader e la comunità cristiana uniti nella protesta
Sono più di 48 ore che la basilica è chiusa. Le 13 Chiese di Gerusalemme si sono incontrate oggi, alle 12:30. La delusione dei pellegrini. I capi delle Chiese si augurano che essi capiscano “il motivo”, preservare il futuro della missione delle Chiese a Gerusalemme: accogliere i pellegrini e difendere la presenza cristiana in Terra Santa.
Gerusalemme (AsiaNews) – Ore 12:30, a 48 ore dalla chiusura delle porte della basilica del Santo Sepolcro, le 13 Chiese della Città Santa si incontrano per affrontare la situazione, unite. A raccontarlo ad AsiaNews è Marie-Armelle Beaulieu, giornalista e direttrice della rivista francese Terre Sainte.
Da domenica 25 febbraio, il Santo Sepolcro è chiuso, in segno di protesta contro le ultime mosse delle autorità israeliane, considerate dai leader cristiani come tentativi di indebolire la presenza cristiana nella Città Santa: la richiesta di saldare anni di “debiti” d’imposta municipale sulle attività commerciali – che per accordi con le autorità civili le Chiese non hanno mai pagato – e una proposta di legge discussa alla Knesset che renderebbe possibile l’esproprio dei terreni delle Chiese. I capi della Chiesa stanno aspettando “un segnale positivo” dalle autorità israeliane per poter raggiungere un accordo. Al presente, non sembrano esserci aperture da parte d’Israele, e la basilica resta chiusa.
“I pellegrini sono delusi, alcuni di loro hanno risparmiato tutta la loro vita per questo particolare pellegrinaggio nella vita di un cristiano. E alcuni vengono da lontano. Ieri, ho visto persone che venivano dall’Asia, dagli Stati Uniti. Hanno fatto un lungo viaggio, per trovarsi così vicini eppure lontani dalla Tomba di Cristo”, racconta Beaulieu. I leader cristiani “sono molto dispiaciuti di dover bandire l’ingresso al Santo Sepolcro”, continua la direttrice. “Ma sperano che i pellegrini comprendano il motivo che li ha portati al punto di chiudere il santuario più importante della cristianità”.
Per Beaulieu, la ragione è proprio la volontà di “preservare la possibilità per le Chiese di Gerusalemme di accogliere i pellegrini nel futuro”. Le tasse, spiega, potrebbero avere un pesante effetto sulla missione della Chiesa, cambiandola “totalmente”: “Stiamo parlando di una cifra che supera di poco i 150 milioni di euro. Questi soldi che le Chiese non pagano di imposta non vanno nelle tasche di nessuno, vanno nella missione”. E mantenere viva la presenza cristiana è parte di essa: “Se devono pagare, non potranno più assumere cristiani, che senza lavoro se ne andranno". Le Chiese non aiutano solo le famiglie cristiane a trovare lavoro, ma anche la casa: sono centinaia le famiglie che vivono nelle proprietà delle Chiese, senza pagare affitto.
Ed è proprio dalla comunità cristiana che arriva il sostegno ai proprio leader spirituali. “I cristiani sostengono le loro Chiese,” sostiene la giornalista. “Alcuni stanno anche pensando di riunirsi di fronte al Santo Sepolcro per dimostrare il loro appoggio”.
Foto di Nadim Asfour (Custodia di Terra Santa)
28/02/2018 08:44
26/02/2018 12:00