Sana’a: nuovi raid sauditi contro i ribelli, colpita un’azienda alimentare
Fonti ospedaliere parlano di 14 vittime. Per il direttore della fabbrica i morti sono 16, tutti operai, e altri 10 sono rimasti feriti. È il primo raid aereo della coalizione araba in tre mesi e segue la sospensione dei colloqui di pace. Il negoziatore Onu prosegue le consultazioni in vista di nuovi incontri.
Sana’a (AsiaNews/Agenzie) - Dopo tre mesi di tregua apparente, i caccia della coalizione araba a guida saudita hanno ripreso a bombardare la capitale dello Yemen, uccidendo nella giornata di ieri 14 persone e provocando la chiusura forzata dell’aeroporto. Il generale Ahmed Assiri, portavoce della coalizione, conferma i nuovi attacchi aerei contro i ribelli Houthi a Sana’a, all’indomani della sospensione dei colloqui di pace promossi dalle Nazioni Unite.
Per l’alto ufficiale saudita i caccia hanno colpito una serie di obiettivi “attorno” alla capitale. Tuttavia, secondo fonti ospedaliere i bombardamenti hanno causato la morte di 14 civili.
Per gli abitanti della zona sotto attacco le bombe non avrebbero centrato target militati, ma un’azienda alimentare (nella foto) nel centro di Sana’a. Abdullah al-Aqel, direttore della fabbrica, parla di 16 vittime e 10 feriti e aggiunge che tutte le persone rimaste uccise erano lavoratori.
L’azienda alimentare al-Aqel, dedita alla produzione di patatine, sorge nei pressi di un centro di manutenzione militare obiettivo dei raid ed è stata colpita durante il normale orario di lavoro.
Commentando l’attacco alla fabbrica il portavoce degli Houthi Mohammed Abdulsalam parla di “crimini atroci” commessi dalla coalizione. Egli denuncia inoltre ulteriori raid contro roccaforti ribelli a Saada, Hajja e Ibb.
Gli attacchi sono giunti a meno di 72 ore di distanza dalla sospensione dei colloqui di pace promossi dalle Nazioni Unite, iniziati tre mesi fa in Kuwait. Le trattative non hanno sortito alcun effetto, ma il negoziatore Onu Ismail Ould Cheikh Ahmed non vuole parlare ancora di fallimento e intende proseguire con le consultazioni in vista di nuovi incontri.
Il cessate il fuoco dichiarato l’11 aprile scorso non è mai entrato davvero in vigore, con ripetute accuse di violazione della tregua dalle due parti. Il generale Assiri afferma che la coalizione avrebbe rispettato il cessate il fuoco di tre mesi, ma ha ripreso le operazioni per le crescenti violenze dei ribelli e il fallimento dei colloqui di pace. A luglio i leader Houthi hanno respinto al mittente un piano di pace delle Nazioni Unite e annunciata la creazione di un consiglio di governo, per rafforzare il controllo su Sana’a.
Dal gennaio 2015 la nazione del Golfo è teatro di un sanguinoso conflitto interno che vede opposte la leadership sunnita, sostenuta dall’Arabia Saudita, e i ribelli sciiti Houthi, vicini all’Iran. Nel mese di marzo, i sauditi a capo di una coalizione hanno lanciato raid aerei contro i ribelli nel tentativo di liberare la capitale Sana’a e riconsegnare il Paese al presidente (prima in esilio, poi rientrato ad Aden) Abdu Rabu Mansour Hadi. Nei bombardamenti sono morte almeno 6400 persone, in maggioranza civili.
Per l’Arabia Saudita gli Houthi, alleati alle forze fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, sono sostenute sul piano militare dall’Iran; un’accusa che Teheran respinge. Nel Paese sono inoltre attivi gruppi estremisti legati ad al Qaeda e milizie jihadiste legate allo Stato islamico, che hanno contribuito ad aumentare la spirale di violenza e terrore.