Sacerdote filippino in Libia: In pericolo la sicurezza di 13mila connazionali
Manila (AsiaNews/Cbcp) - Nella crescente crisi politica che sta attraversando la Libia, un sacerdote filippino a Tripoli chiede al suo governo di garantire la sicurezza dei circa 13mila connazionali intrappolati nel Paese. P. Amado Baranquel, parroco della chiesa di Maria Immacolata nella capitale libica, lancia l'appello dopo la morte di un uomo, ucciso da radicali islamici a Bengasi perché "non era musulmano".
La vittima era un uomo di 50 anni, sposato e padre di sette figli, che faceva l'operaio in una ditta di costruzioni. Un gruppo di miliziani lo ha rapito e ucciso il 23 luglio scorso. La notizia ha gettato nel panico la comunità filippina in Libia, che però non riesce a lasciare il Paese perché molti porti e aeroporti sono stati distrutti.
Secondo p. Baranquel, anche la momentanea assenza dell'ambasciatore filippino Oscar Orcine rende difficile garantire la sicurezza dei 13mila migranti filippini. Per questo ha chiesto al segretario degli Esteri, Albert del Rosario, di farlo tornare al più presto.
"Bengasi e Tripoli - spiega il sacerdote - sono sotto il controllo delle milizie, invase da carri armati e con continue sparatorie ed esplosioni. Un ospedale è stato evacuato per via dei persistenti scontri nella zona. Ci lavoravano anche molti filippini. La tensione è palpabile ovunque e la situazione sta diventando molto pericolosa".
Nell'attesa di riuscire a lasciare la Libia, il sacerdote ha invitato i suoi connazionali a non farsi prendere dal panico, ma di "pregare per la sicurezza" di tutti.