17/01/2017, 13.04
PAKISTAN
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Sacerdote di Lahore: Nella Settimana per l’unità dei cristiani, superiamo le diffidenze

di Kamran Chaudhry

P. Inayat Bernard è il rettore del seminario minore Santa Maria della capitale del Punjab. Ha ridato slancio al Comitato per la solidarietà ecumenica. Il gruppo comprende le quattro maggiori denominazioni cristiane del Pakistan. Per combattere l’estremismo religioso, approfondire la conoscenza reciproca. 

Lahore (AsiaNews) – L’unità dei cristiani “deve essere una cosa visibile in Pakistan. Piuttosto che incontrarci solo quando una chiesa viene attaccata e in situazioni di crisi, incontriamoci anche in tempo di pace”. È l’invito rivolto a tutti i cristiani da p. Inayat Bernard, rettore del seminario minore Santa Maria di Lahore. In occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si apre domani, egli afferma ad AsiaNews che “tra i leader ecclesiastici ci sono ancora molte riserve nei confronti delle altre denominazioni e non tutti si sentono a proprio agio nel recarsi in un’altra chiesa”. Per questo, lancia un appello affinchè tutti seguano le “direttive del Vaticano”.

P. Bernard ha dato nuovo slancio al Comitato per la solidarietà ecumenica di Lahore, che dal 2012 organizza le preghiere tra cattolici e protestanti durante la Settimana per l’unità dei cristiani. Il Comitato è composto da rappresentanti delle quattro maggiori denominazioni presenti in Pakistan: cattolici, protestanti, presbiteriani e dell’Esercito della Salvezza [evangelici, ndr].

La Settimana dell’unità terminerà il 25 gennaio. Domani, il primo giorno, la preghiera sarà guidata dai vescovi anglicani nella cattedrale del Sacro Cuore di Lahore. In quell’occasione la liturgia sarà officiata da mons. Sebastian Shah, arcivescovo della diocesi e membro del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

A proposito del Comitato per la solidarietà ecumenica, che organizza incontri di preghiera nel periodo del Natale e per la “Hallelujah Conference” (secondo sabato di Pasqua), p. Bernard riferisce che si tratta “di un’iniziativa puramente religiosa.  Siamo ancora in una fase iniziale e abbiamo preghiere limitate”. Riferendosi agli attacchi ai danni dei cristiani, come quello avvenuto nel 2013 contro la Joseph Colony e l’attentato compiuto nel 2015 dai talebani contro due chiese di Lahore, il sacerdote riporta che “ancora non diffondiamo dichiarazioni ufficiali comuni, anche se abbiamo aiutato i cristiani di Lahore sia dal punto di vista legale che finanziario”.

Il rettore ritiene che in Pakistan “l’estremismo religioso sia la sfida più grande per l’unità dei cristiani. I fanatici di ogni religione sono responsabili della disgregazione e dell’instabilità. Nel mio Paese i cristiani vengono discriminati ogni giorno. Chi cerca lavoro, viene rifiutato. Anche le proprietà della Chiesa non sono al sicuro”. “Tutto questo – conclude – rende ancora più importante condividere il punto di vista dell’altro. Noi cattolici potremmo beneficiare delle interpretazioni bibliche degli altri. L’espansione teologica approfondisce la nostra conoscenza e potrebbe avere effetti positivi sulla Chiesa locale”.

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