02/12/2019, 13.31
MYANMAR
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Rohingya, dal card. Bo nuovo appello per la pace: ‘Cercare la verità’

Il Myanmar risponderà presso la Corte internazionale di giustizia delle accuse di genocidio verso i Rohingya. L’arcivescovo di Yangon invita il governo a “metter via armi e violenza” e la comunità internazionale a non “penalizzare il popolo birmano nel suo insieme”.

Yangon (AsiaNews) – In Myanmar “è il momento di cercare verità, giustizia, pace e riconciliazione. Sono un prete, non un avvocato o un politico, quindi non commenterò le iniziative legali internazionali in corso”. Lo dichiara il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia (Fabc), in un comunicato diffuso ieri.

Le parole del card. Bo sembrano un chiaro riferimento al processo che attende il Myanmar presso la Corte internazionale di giustizia (Icj). A nome dell'Organizzazione per la cooperazione islamica (Oic), lo scorso 11 novembre il governo del Gambia ha intentato una causa contro il Myanmar per il presunto genocidio della minoranza Rohingya. Naypyidaw ha dichiarato che Aung San Suu Kyi, consigliere di Stato e ministro per gli Affari esteri, si recherà presso il tribunale dell'Aia per rispondere alle accuse e guidare la difesa legale del Paese. Il principale organo giudiziario della Nazioni Unite (Onu) ha annunciato che le prime udienze pubbliche si terranno dal 10 al 12 dicembre prossimi.

Il card. Bo si appella alla comunità internazionale: “Tenga presente il benessere di tutti i popoli del Myanmar, mentre considera quali misure adottare per perseguire la giustizia”; in particolare, la esorta affinché, “nel suo sforzo per punire i responsabili di crimini contro l'umanità, non penalizzi inavvertitamente quanti sono innocenti; non punisca il popolo del Myanmar nel suo insieme”. L’arcivescovo di Yangon chiede di “non adottare misure che possano ferire i più poveri”. “Incoraggio la comunità internazionale a concentrare i propri sforzi in modo mirato su coloro che sono direttamente responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e ingiustizie”, afferma.

Allo stesso tempo, il cardinale non manca di richiamare la nazione alle proprie responsabilità: “Oggi esorto i leader del Myanmar a metter via armi e violenza e dialogare con tutte le comunità birmane – di ogni razza e religione – per cercare una soluzione pacifica e politica a decenni di conflitto e per iniziare un nuovo processo di pace, giustizia, verità e riconciliazione”. Già in una recente lettera aperta, dal titolo “Riflessioni dalla periferia”, il card. Bo aveva invitato governo, militari, società civile, gruppi etnici e comunità religiose a porre fine a violazioni di diritti, conflitti e tensioni religiose.

“Per la Chiesa giustizia e pace vanno di pari passo; verità e riconciliazione camminano insieme”, conclude il presule. “Il Myanmar ha bisogno dell'aiuto del mondo per percorrere la strada della verità e della riconciliazione. Prego per la mia nazione e per la comunità internazionale, affinché insieme possiamo camminare mano nella mano nella ricerca della pace”.

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