Rohingya, da gennaio inizia il rimpatrio in Myanmar
Accordo per la verifica delle identità dei rifugiati e la logistica del loro ritorno. Sono 655mila gli sfollati delle violenze di agosto, 70mila fuggiti nell’ottobre 2016.
Naypyitaw (AsiaNews/Agenzie) –Bangladesh e Myanmar ribadiscono il loro impegno per il rimpatrio dei rifugiati Rohingya, a partire da gennaio. I segretari degli Esteri dei due Paesi si sono incontrati ieri a Dhaka per finalizzare l'accordo firmato il 23 novembre. L'intesa promette il “ritorno sicuro e volontario” dei profughi dai campi allestiti in Bangladesh lungo il confine. Tra essi non vi sono solo gli ultimi 655mila sfollati delle violenze di agosto, ma anche gli oltre 70mila dell’ottobre 2016.
Un nuovo gruppo di lavoro “assicurerà l'inizio del rimpatrio entro due mesi”, elaborando un cronoprogramma per la verifica delle identità dei rifugiati e la logistica del loro ritorno. È quanto riferisce A.H. Mahmood Ali, ministro degli Esteri del Bangladesh.
L’organizzazione umanitaria internazionale Médecins sans frontières (Msf) dichiara che almeno 6.700 Rohingya sono rimasti uccisi durante le violenze scoppiate lo scorso agosto nello Stato birmano occidentale del Rakhine. L’esercito del Myanmar parla di sole 400 vittime e dichiara di aver operato per garantire la stabilità della regione, minacciata dai “terroristi bengali” dell’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa).
Il governo civile del Myanmar, guidato della leader democratica Aung San Suu Kyi ha varato alcuni progetti per la risoluzione dell’emergenza. Attraverso la Union Enterprise for Humanitarian Assistance, Resettlement and Development in Rakhine (Uehrd), iniziativa guidata dalla leader democratica, Naypyitaw si impegna per l’attuazione delle direttive della Commissione consultiva sul Rakhine condotta da Kofi Annan.