Riyadh in vetta fra i Paesi arabi per turisti, oltre 18 milioni nel 2022
Dallo sport ai pellegrinaggi religiosi, il regno wahhabita punta a rafforzare il settore. L’obiettivo è portare il turismo al 10% del Pil e creare un milione di nuovi posti di lavoro nel piano “Vision 2030”. Dopo i sauditi vi sono gli Emirati Arabi Uniti con 14,8 milioni di visitatori e il Marocco con 11 milioni.
Riyadh (AsiaNews) - L’Arabia Saudita è in cima alla lista delle nazioni arabe per flusso turistico nei primi nove mesi del 2022. È quanto emerge dagli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione mondiale del turismo (Wto), secondo cui oltre 18 milioni di visitatori hanno fatto il loro ingresso nel regno wahhabita che, negli ultimi anni, ha rafforzato gli investimenti nel settore. Puntando anche sullo sport, come in occasione della recente gara di Formula 1 a Riyadh o l’assegnazione dei Giochi asiatici invernali del 2029 nel complesso futuristico di Neom, che hanno attirato le critiche di movimenti ambientalisti e organizzazioni pro diritti umani.
Secondo le cifre del Wto, dietro l’Arabia Saudita quale Paese più visitato vi sono gli Emirati Arabi Uniti (Eau) con 14,8 milioni di turisti e il Marocco al terzo posto con 11 milioni di visitatori. Al quarto posto la Siria con 8,5 milioni di ingressi, con Damasco che guarda anche al settore del turismo per cercare di rilanciare l’immagine e una economia messa in ginocchio dalla guerra prima e dalla pandemia di Covid-19 poi.
Seguono Tunisia (5,7 milioni di turisti), Egitto (5,2 milioni), Bahrain (4,3 milioni), Giordania (3,5 milioni), Qatar (2,9 milioni, ma è alle porte il mondiale di calcio) e Oman (2,3 milioni) nei primi dieci. Chiudono la lista Algeria (2 milioni), Libano (1,6 milioni), Iraq (1,5 milioni), Yemen (1 milione), Sudan (800mila) e Palestina (400mila).
In fondo alla lista il Kuwait con 203mila ingressi.
Il turismo è uno dei pilastri dell’ambiziosa “Vision 2030” voluta dal principe ereditario Mohammed bin Salman (Mbs) per affrancare il regno dal petrolio e aumentare il numero di visitatori, puntando a quota 100 milioni entro il 2030 grazie a investimenti nell’industria del divertimento e dell’intrattenimento. Le riforme introdotte negli ultimi anni, soprattutto dal 2019, hanno toccato anche la sfera sociale e i diritti, fra cui il via libera per la guida alle donne e l’accesso (controllato) agli stadi e potenziando l’industria dell’intrattenimento, oltre all’ambito religioso. Gli arresti di alti funzionari e imprenditori, la repressione di attivisti e voci critiche e la vicenda Khashoggi hanno gettato però più di un’ombra sul reale cambiamento.
Di recente il governo saudita ha approvato una nuova legge che, secondo le intenzioni del ministro del turismo Ahmad al-Khateeb dovrebbe rendere il Paese ancora più competitivo. In base alla norma le imprese riceveranno licenze speciali e sostegno dal ministero, che semplificherà le procedure di licenza creando una piattaforma per tutti gli operatori del settore. L’obiettivo è di rafforzare il contributo del turismo - contando anche su quello religioso alla Mecca e Medina - al Pil nazionale, portando al 10% del totale e creando fino a un milione di nuovi posti di lavoro.
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