Riyadh dona 10,8 miliardi di euro per 560 moschee in Bangladesh: musulmani divisi
L’accordo è stato siglato tra la premier Sheikh Hasina e il re saudita lo scorso anno. Le moschee faranno lezione a più di 150mila bambini; avranno una capienza giornaliera di oltre 450mila uomini e 30mila donne. “Gli imam devono essere controllati”. “Queste moschee non insegneranno il vero islam. Le persone impareranno l’estremismo”.
Dhaka (AsiaNews) – L’Arabia saudita donerà al Bangladesh 974,17 miliardi di taka [oltre 10,8 miliardi di euro, ndr] per costruire 560 moschee. Lo ha confermato il Ministero degli esteri del Bangladesh, aggiungendo che l’accordo tra Dhaka e Riyadh è stato raggiunto lo scorso anno durante la visita della premier Sheikh Hasina al re saudita Salman bin Abdul Aziz Al Saud. In via ufficiale, la donazione servirà per colmare la carenza di luoghi di culto islamici nel territorio bengalese. Ad AsiaNews però esperti e insegnanti musulmani esprimono sentimenti contrastanti: alcuni gioiscono alla notizia, altri sottolineano come l’enorme flusso di denaro potrebbe aiutare a veicolare e diffondere idee militanti ed estremiste.
Il piano saudita prevede la costruzione di edifici di categoria A, B e C, in base all’estensione della superficie edificabile. Essi potranno ospitare almeno 450mila uomini e 30mila donne al giorno per le preghiere; nelle strutture sarà possibile dare ospitalità a 2mila turisti stranieri; inoltre ci saranno biblioteche attrezzate per la lettura che accoglieranno più di 34mila persone.
Le autorità assicurano che la distribuzione delle moschee sarà capillare e anche il più piccolo distretto, corporazione cittadina o sotto-unità amministrativa ne avrà almeno una. In base al progetto, i luoghi di culto dovranno fornire l’istruzione primaria a più di 150mila bambini e sarà possibile effettuare le operazioni di registrazione per l’Hajj (il pellegrinaggio alla Mecca) direttamente in sede.
Zillur Rahman, presidente della Baag-a-Jannat Mahila Madrasha, una scuola islamica (madrassa) per sole donne, ritiene che sia “una buona iniziativa, soprattutto perché nei villaggi mancano le moschee. Ma il governo deve assumere imam formati dalla Bangladesh Islamic Foundation [organizzazione sotto il controllo del Ministero per gli affari religiosi, ndr]. Solo così dalle moschee potranno diffondere il giusto insegnamento, altrimenti vi è il rischio che dai luoghi di culto provengano dottrine sbagliate”. Anche coloro che valutano gli imam, aggiunge, “devono riconoscere chi è davvero dedito e chi non lo è”.
Al contrario Harun-ur-Rashid, professore universitario, dichiara: “Il governo non deve accettare alcuna donazione. Le autorità dell’Arabia saudita cercano di conquistare i cuori della popolazione del Bangladesh, perché esse hanno bisogno del sostegno dei Paesi islamici. Ma queste moschee non insegneranno il vero islam. Le persone impareranno l’estremismo”.
Naeem Mohaiemen aggiunge che il Bangladesh “mostra poca memoria storica e vergogna, perché abbiamo accettato un dono da parte di un Paese che ha tentato – ed è riuscito – di azzoppare la nostra nascita”. Egli ricorda che nel 1972-1975, i sauditi “rifiutarono di riconoscere il nuovo Stato del Bangladesh perché avevamo osato distaccarci dall’islamico Pakistan”. L’uomo riporta inoltre che quando il 15 agosto 1975 venne assassinato l’allora presidente Sheikh Mujibur Rahman [padre dell’attuale premier Hasina, che aveva guidato il Paese verso l’indipendenza – ndr], “il Pakistan fu il primo Paese a riconoscere il regime militare di Khondaker Mostaq Ahmad, e l’Arabia saudita fu il secondo”.
A proposito della donazione dei sauditi, Mohammod Talha, capo della Jamia Islam Madrasha, dichiara che “è un’iniziativa molto positiva e tempestiva. Abbiamo bisogno di più moschee, ma il governo deve monitorare ciò che accade all’interno. Si deve insegnare solo il Corano”.
05/11/2018 08:47
01/07/2017 09:21