Riyadh, abolito il divieto: le donne potranno guidare
La nuova legge entrerà in vigore il prossimo 24 giugno. Il divieto è il simbolo della repressione femminile nel regno. Le donne colte alla guida venivano arrestate e punite con 10 frustate. La gioia delle attiviste e le critiche degli ultra-conservatori. Riyadh mira a favorire l’accesso femminile al lavoro, limitato dalle difficoltà di spostamento.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) – Le donne saudite potranno guidare a partire del prossimo 24 giugno. Lo ha annunciato ieri la televisione di Stato durante un evento mediatico andato in onda in contemporanea con Washington. Tale divieto è stato da sempre il simbolo della repressione femminile nel regno ultra-conservatore.
L’Arabia Saudita è l’unico Paese che vieta alle donne di guidare. Da tempo, gruppi per i diritti umani portavano avanti una campagna per l’abolizione del divieto. A giugno, il principe ed ex ministro Faisal Bin Abdullah aveva aperto alla guida alle donne. Diverse saudite hanno sfidato la norma nel corso degli anni, finendo arrestate e multate. La pena per l’infrazione del bando è di 10 frustate.
Il decreto prevede un comitato di alto livello ministeriale, il cui scopo sarà occuparsi delle modifiche che saranno necessarie. Ad esempio, la polizia dovrà essere addestrata a interagire con le donne in un modo molto diverso da quello abituale. Il comitato ha 30 giorni per fornire le proprie raccomandazioni. La maggioranza del Consiglio supremo saudita, il più importante organo religioso, ha accettato la decisione del governo a patto che venga applicata in armonia con la legge islamica.
I leader sauditi mirano ad allentare le critiche internazionali sulle restrizioni imposte alle donne e si augurano di poter favorire la partecipazione femminile al lavoro. L’accesso al mercato occupazionale è limitato dalle difficoltà per lo spostamento, che costringono spesso le donne ad assumere un autista a tempo pieno, in genere dall’Asia del sud o del sud-est. Si stima che il regno wahhabita impieghi 800mila autisti stranieri.
La notizia è stata accolta con gioia dalle attiviste, che hanno riempito i social media con tweet e post di esultanza. Diversa la reazione delle voci conservative, che accusano il governo di “piegare i versi della sharia”. Altri enfatizzano sul fatto che questo passo avanti non sia sufficiente, e che l’Arabia Saudita sia ancora molto lontana dall’equità di genere.
L’Arabia Saudita sta cercando di modernizzarsi. Lo scorso 23 settembre, per la prima volta lo stadio della capitale è stato aperto anche alle donne per le celebrazioni della festa nazionale. Nel regno wahhabita rimangono dure limitazioni alle libertà femminili: le saudite devono coprire capelli e corpo in pubblico, e non possono viaggiare o ricevere cure mediche senza il permesso di un guardiano maschile (in genere padre, marito o un figlio).
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