24/10/2018, 12.55
USA-RUSSIA
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Rischio di una nuova corsa agli armamenti dopo la decisione di Trump sui missili

La denuncia in un rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). L'annuncio di Trump porta a conclusione “un processo che va avanti da diversi anni”, nei quali, peraltro, si era così realizzato un sistema che ha visto la riduzione delle armi nucleari.

 

Stoccolma (AsiaNews) – C’è il pericolo che si torni a far crescere il numero delle armi nucleari sia russe che americane dopo la decisione annunciata dal presidente Usa Donald Trump che gli Stati Uniti si ritireranno dal trattato del 1987 sull'eliminazione dei missili a raggio intermedio e a corto raggio (trattato INF). Lo denuncia un rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), un autorevole istituto internazionale indipendente dedicato alla ricerca su conflitti, armi, controllo degli armamenti e disarmo.

La decisione annunciata da Trump il 20 ottobre, nota il SIPRI, conferma “ciò che si è costantemente manifestato negli ultimi due anni: si sta sgretolando la struttura del controllo delle armi nucleari russo-statunitensi”, sorto sulle basi stabilite dal Trattato del 1972 sulla limitazione dei sistemi anti-balistici (Trattato ABM).

Negli anni si era così realizzato un sistema che ha visto la riduzione delle armi nucleari. Il ritmo più veloce di riduzione è stato negli anni '90. Una decelerazione è iniziata poco prima dell'inizio del nuovo secolo e negli ultimi sei anni si è assistito ad un ulteriore rallentamento. All'inizio del 2018 il totale mondiale di armi nucleari era di 14 700 rispetto al massimo storico di circa 70.000 della metà degli anni '80. In proposito, il rapporto sottolinea che anche se è cresciuta sotto diversi aspetti la “capacità” delle armi nucleari, “la riduzione è, tuttavia, sia grande che significativa”.

Anche se il numero continuava a scendere, stavano emergendo problemi. Nel 2002 gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal Trattato ABM. Tuttavia, ciò non ha impedito a Russia e Stati Uniti di firmare il trattato sulle riduzioni strategiche offensive (trattato SORT) nel 2002 e il nuovo START nel 2010. L'annuncio di Trump, quindi, porta a conclusione “un processo che va avanti da diversi anni”. Gli Stati Uniti hanno dichiarato che la Russia stava violando il trattato INF nel luglio 2014, durante l'amministrazione Obama. Quell'anno anche gli alleati della NATO degli Stati Uniti si sono allineati con l'accusa americana, “anche se in modo piuttosto prudente”.

L'accusa alla Russia è di aver sviluppato un missile da crociera lanciato da terra con un'autonomia di oltre 500 chilometri. Accusa respinta da Mosca che a sua volta indica analoghe violazioni da parte degli Stati Uniti. Ora Trump sembra aver chiuso l'argomento annunciando il ritiro. Ai sensi dell'articolo XV del Trattato, il ritiro può avvenire dopo un preavviso di sei mesi. Il trattato INF, quindi, potrebbe divenire lettera morta entro l'aprile 2019.

E’ tuttavia possibile, evidenzia il SIPRI, “che l'annuncio vada inteso come una manovra per ottenere concessioni dalla Russia sul presunto schieramento di missili o su altri aspetti di un rapporto sempre più teso tra Russia e Stati Uniti. Questo è ciò che sottintende il vice ministro degli esteri russo Sergey Ryabkov, quando ha definito ‘ricatto’ la mossa” di Trump".

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