Rilasciato (e accolto come un eroe) il “cantore del Tibet”
Tashi Dhondup è stato rilasciato dopo aver trascorso più di un anno in un laogai, un “campo di rieducazione tramite il lavoro” nella provincia del Qinghai. La popolazione lo accoglie come un eroe per le sue canzoni, in cui esprime il “dolore per la libertà negata al Tibet”.
Pechino (AsiaNews) – Tashi Dhondup, il “cantore del Tibet libero”, è stato rilasciato dopo più di un anno di prigionia in un campo di lavori forzati della provincia del Qinghai. Il cantante era stato arrestato dopo la pubblicazione del suo secondo album “Tortura senza ferite”: nel testo di una delle canzoni più popolari si legge: “Il dolore per la mancanza di libertà in Tibet. Il dolore per il furto dell’eredità dei nostri avi…”. È evidente il riferimento all’invasione cinese della regione, avvenuta nel 1950.
Il rilascio è stato confermato da Free Tibet, che cita alcuni testimoni oculari secondo cui Tashi Dhondup è stato accolto “come un eroe” al suo rientro a casa. La popolazione lo ha accolto con l’affissione di khata, le striscie bianche cerimoniali offerte in Tibet come dono e benedizione. I tibetani vedono in lui un potente tramite del proprio dolore per la presenza degli han.
Tashi Dhondup è stato già arresto due volte per i testi delle proprie canzoni. Nel 2008 è finito in prigione dopo la pubblicazione del primo album, giudicato dalle autorità “contro-rivoluzionario”. Nelle tracce c’era “L’anno 1959”, in memoria della sollevazione popolare anti-cinese poi repressa nel sangue. Nel corso della prima detenzione, è stato picchiato a sangue dalla polizia.
Subito dopo la pubblicazione del secondo album – immediatamente bandito dalle autorità, ma che ha venduto 5mila copie – si è nascosto a Xining, dove è stato arrestato nel dicembre del 2009: al processo non ha potuto partecipare alcun membro della sua famiglia e neanche un avvocato.
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