07/11/2003, 00.00
Medio Oriente - ONU
Invia ad un amico

Riformare sapere e religione per creare sviluppo nel mondo arabo

Milano (AsiaNews) - Anche quest'anno è stato pubblicato il "Rapporto sullo sviluppo umano nel mondo arabo 2003" (Arab Human Development Report 2003), promosso dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Pnud) e realizzato da uno staff di accademici ed intellettuali arabi. Il Rapporto dello scorso anno, il primo della serie, ha suscitato molta attenzione per la franchezza e lo spirito autocritico che lo caratterizzava. Esso indicava 3 deficit che affliggono il mondo arabo e rappresentano nello stesso tempo cause ed effetti del suo basso livello di sviluppo umano: la mancanza di libertà, la limitatezza dei diritti delle donne, il deficit di sapere. L'edizione di quest'anno è dedicata al terzo dei tre deficit, come indicato nel sottotitolo: Building a Knowledge Society, "costruire una società del sapere". Il rapporto offre materia di riflessione per comprendere i dibattiti attuali che attraversano il mondo arabo, quali l' "esportazione della democrazia" o il terrorismo come rifiuto dell'occidente. AsiaNews di novembre (edizione su carta) riporta una lunga analisi del Rapporto, a firma di Rodolfo Casadei. Anticipiamo qui gli aspetti salienti dell'articolo.

 

Tra gli ostacoli alla diffusione del sapere gli autori del Rapporto citano anzitutto difficoltà interne alle famiglie: «il diffuso stile di crescere i bambini in modo autoritario e iperprotettivo… rafforza attitudini passive ed esitanti capacità decisionali, e soprattutto ha effetti negativi sul modo di pensare del bambino, poiché sopprime il far domande, la ricerca e l'iniziativa».

Vi sono poi carenze di investimenti: «I forti incrementi quantitativi dell'educazione nel mondo arabo nella seconda metà del XX secolo sono ancora modesti se paragonati con gli altri paesi in via di sviluppo... la spesa pubblica per l'educazione è diminuita in termini reali dal 1985».

Il Rapporto afferma che la ricerca scientifica nei paesi arabi soffre di una misera spesa in Ricerca e Sviluppo (attualmente gli stati spendono in media lo 0,2% del Pil in R&S, gran parte del quale per i salari). A questo si aggiunge uno "scarso sostegno istituzionale ed un contesto sociale e politico ostile allo sviluppo e alla promozione della scienza». Sebbene gli arabi siano il 5% della popolazione mondiale, "i libri pubblicati nel mondo arabo non superano l'1,1% della produzione mondiale". Finora gli stati arabi preferiscono importare prodotti scientifici "senza investire nella produzione locale di sapere", cooperano con università e centri di ricerca nei paesi avanzati "senza creare tradizioni scientifiche locali".

Secondo gli autori del Rapporto, la causa di questo sottosviluppo culturale non è da attribuire alla religione (in maggioranza islamica): "I testi religiosi islamici propongono un equilibrio fra religione e vita terrena, fra vita temporale e al di là. La tendenza predominante nella civiltà arabo-islamica è un robusto interesse nella vita terrena e nelle sue scienze». Le maggiori responsabilità sono da attribuire alla politica, alle feroci lotte per il potere, alla mancanza di democrazia. Le istituzioni del sapere vengono valutate non per la loro efficienza, ma per il loro allineamento con il dittatore di turno.

Per superare le difficoltà, gli autori propongono "un'autoriforma", impossibile senza una maggiore apertura al mondo esterno, da molti considerato un fallimento: "Le preoccupazioni circa l'estinzione della lingua e della cultura e la diminuzione e dissoluzione dell'identità – dicono gli autori - sono diventate onnipresenti nel pensiero e nella cultura arabe. La verità è che la cultura araba non ha altra scelta che impegnarsi in un nuovo esperimento globale. Non può chiudersi su se stessa: ciò potrebbe apparire giustificato per alcuni aspetti, ma una politica negativa di "non interazione" può portare soltanto all'indebolimento ed alla diminuzione delle strutture culturali arabe piuttosto che al loro rinforzamento e sviluppo. L'apertura, l'interazione, l'assimilazione, la revisione, la critica e l'esame non possono che stimolare la produzione creativa di sapere nelle società arabe".

Un'altra necessaria riforma è quella religiosa, restituendo alle istituzioni religiose "indipendenza dalle autorità politiche, dai governi, dagli stati e dai movimenti radicali politico-religiosi".

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
I cristiani del Vicino Oriente e l’ideologia islamista
14/09/2011
Per gli arabi la democrazia ‘indebolisce’ l’economia, il modello è quello cinese
06/07/2022 12:07
Vescovo di Tiro: Cristiani in Libano divenuti minoranza nel loro Paese
16/02/2010
Sabbah, Gerusalemme è la chiave del problema mediorientale
23/05/2006
Petrolio, povertà, persecuzione
09/11/2003


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”