Riforma dell’istruzione, il governo birmano apre agli studenti per modifiche alla legge
Yangon (AsiaNews) - La marcia di protesta di centinaia di giovani liceali e universitari birmani contro la riforma governativa dell'istruzione ha ottenuto un primo, significativo risultato: il prossimo 1 febbraio il governo di Naypyidaw incontrerà infatti una delegazione di studenti, per discutere di possibili emendamenti alla legge. Un traguardo importate, in una nazione come il Myanmar in cui, fino a pochi anni fa, una dimostrazione pubblica sarebbe stata repressa con la forza e i suoi leader arrestati senza molti riguardi. All'incontro, in programma nella capitale, saranno presenti rappresentanti dell'esecutivo, una delegazione di parlamentari, studenti e membri del National Network for Educational Reform (Nner).
Nel contesto del vertice del primo febbraio verranno prese in esame le 11 richieste avanzate dagli studenti, per riformare la Legge sull'educazione (National Education Bill) in chiave democratica e rispettosa dei diritti di tutti i giovani del Myanmar. il tavolo di confronto sarà impostato sui criteri della discussione civile, con la possibilità di nuovi incontri e confronti nel futuro prossimo. Con l'apertura del tavolo di confronto, gli studenti si impegnano infine a interrompere la marcia di protesta, in attesa degli sviluppi successivi.
I rappresentanti studenteschi chiedono l'innalzamento dell'istruzione obbligatoria (e gratuita) alle scuole medie, più autonomia, l'introduzione di dialetti e lingue delle minoranze etniche, maggiori fondi per la scuola e la possibilità di formare sindacati (autonomi) di studenti e insegnati. Funzionari governativi, dietro anonimato, riferiscono che l'esecutivo concorda "in linea di principio" con alcune delle richieste, ma non intende snaturare l'impianto della riforma.
Fonti di AsiaNews in Myanmar riferiscono che i rappresentanti studenteschi stanno cercando di inserire "anche avvocati, i donatori, alte personalità" che possano contribuire alla discussione; intanto gli studenti "continuano la marcia", iniziata la scorsa settimana e che si chiuderà "il primo febbraio all'apertura dei colloqui".
Dal 2011 - fine della dittatura militare, formazione di un governo semi-civile, nomina di un presidente (Thein Sein, ex generale della giunta) - il Myanmar è impegnato in una serie di riforme politiche e istituzionali in chiave democratica. Tuttavia, questo processo di cambiamento - che ha portato anche alla parziale cancellazione delle sanzioni occidentali - ha subito un brusco rallentamento e ancora oggi la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi non può concorrere alla carica di presidente.
Un tempo il sistema educativo del Myanmar era considerato fra i migliori di tutta l'Asia; tuttavia, decenni di dittatura militare e lo stretto controllo su licei e università hanno determinato una involuzione che pesa ancora oggi sulla qualità e sulla libertà dell'insegnamento. E la minaccia, lanciata dagli studenti, di estendere a tutta la nazione le proteste non può che allarmare le autorità birmane: sono stati proprio gli studenti, nel 1988, a promuovere le prime proteste pro democrazia, represse poi nel sangue dall'esercito.