Ricchi e poveri del Guangdong, “vicini di casa”
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il Prodotto interno lordo dell’opulenta Guangdong da anni è maggiore di quello di Singapore e Hong Kong e il suo governatore, Huang Huahua, dice che nel 2007 ha superato anche Taiwan. Ma qui vivono pure 3,31 milioni di poveri (hanno meno di un dollaro al giorno per vivere) in 3.409 villaggi rurali. Storie della Cina meno conosciuta, legata alla terra, e di gente di cui lo Stato non si preoccupa, che non può nemmeno pagarsi le cure mediche.
In 30 anni di crescita economica il Pil di Shenzhen è arrivato a 69.450 yuan annui pro capite. Nella prefettura di Heyuan (circa 207mila persone), a soli 200 chilometri, è di 9.495 yuan, 7,3 volte di meno.
Lai Rihong è un “mototassista” che guadagna circa 10mila yuan l’anno con cui provvedere a sé, moglie e figlio. Ogni giorno carica i passeggeri per portarli tra le città di Dengta e Banjiang, vicine al bacino idrico di Xinfengjiang, che fornisce l’acqua a Hong Kong. Per preservare questa essenziale fonte idrica è stato impedito lo sviluppo industriale della zona, che altrove è avvenuto senza curarsi dell’inquinamento.
Vivono in un appartamento costruito 10 anni fa. Ma 5 anni fa al figlio, oggi ventenne, è stata scoperta un’osteoporosi. Senza assistenza pubblica, le cure li hanno fatti indebitare per 80mila yuan, che non sono in grado di restituire.
Lai spega al quotidiano South China Morning Post che “non ci sono possibilità di cambiare vita se nessuno investe nella zona e crea possibilità di lavoro”.
Anche Yang Lizhen, 33 anni nativa di Banjiang, dice che qui è permessa solo l’agricoltura, per non inquinare il bacino di Xinfengjiang. Coltiva vegetali per mantenere i 3 figli. Con il marito è migrata a Shenzhen e Dongguan per trovare lavoro, ma è poi dovuta tornare al villaggio per accudire i loro genitori e i figli. La sua sola speranza è che i figli possano lasciare questo povero villaggio e acquisire un’istruzione.
La Cina non si occupa dell’assistenza sanitaria o pensionistica di centinaia di milioni di contadini, né dell’assistenza e dell’istruzione dei figli di chi emigra per lavoro.
Ora i politici locali annunciano progetti di solidarietà sociale. Il 14 gennaio il governo ha detto che vuole costruire nuove case per 300mila poveri contadini ogni anno. Oggi si discute di reintrodurre i buoni-pasto per le famiglie povere, istituiti nel 1955 e aboliti nel 1993. Per il momento, se ne parla.