Ribelli cercano Gheddafi a Sirte. I lealisti bombardano l’aeroporto di Tripoli
Secondo fonti dell’intelligence francese il rais è nascosto in un bunker della sua città natale, ma in un video incita la popolazione a “purificare” Tripoli. Società petrolifere in prima file per dare assistenza ai ribelli e accaparrarsi i contratti migliori.
Tripoli (AsiaNews/ Agenzie) – I ribelli avanzano verso Sirte, città natale di Gheddafi. Secondo fonti dell’intelligence francese, il rais sarebbe nascosto in un bunker all’interno della sua residenza, bombardato in queste ore dai raid Nato.
Nonostante l’incessante caccia all’uomo coordinata dalle truppe speciali britanniche e francesi, il leader libico non cede e in un messaggio video ha invitato la popolazione a “purificare Tripoli”, difendendola dalle truppe straniere. Oggi le forze lealiste hanno lanciato bombe sull’aeroporto internazionale, danneggiando alcuni aerei. Scontri a fuoco anche nel centro della città, ormai quasi sotto il pieno controllo del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), che ha iniziato il trasferimento del governo a Tripoli. Molti personaggi di spicco del Cnt sono però ancora nella roccaforte orientale di Bengasi, per motivi di sicurezza, ma anche in attesa dei fondi necessari per dare il via alla nuova amministrazione post-Gheddafi. Da Instanbul, Mahmoud Jibril, capo di gabinetto del Cnt ha sottolineato che la rivolta può fallire se i fondi non vengono sbloccati in tempo.
In risposta agli appelli dei ribelli, oggi il Consiglio di sicurezza Onu si è detto favorevole a sbloccare una parte dei fondi esteri del regime, circa 1,5 miliardi di dollari congelati dopo l’inizio della guerra.
Intanto, è iniziata la corsa delle compagnie petrolifere per fornire aiuti economici e stringere accordi commerciali con i nuovi rappresentati della Libia. Fra i più attivi: l’italiana Eni, principale partner economico del regime libico, che ha offerto ai ribelli la fornitura di gas e benzina; la francese Total, prima società ad essere entrata in accordi con i leader del Cnt; la spagnola Repsol. In campo anche il colosso britannico BP, che sta cercando di ottenere una fetta più ampia dei progetti di esplorazione sul territorio libico. Altri giocatori sono le austriache OMV e Marathon.
Nonostante l’incessante caccia all’uomo coordinata dalle truppe speciali britanniche e francesi, il leader libico non cede e in un messaggio video ha invitato la popolazione a “purificare Tripoli”, difendendola dalle truppe straniere. Oggi le forze lealiste hanno lanciato bombe sull’aeroporto internazionale, danneggiando alcuni aerei. Scontri a fuoco anche nel centro della città, ormai quasi sotto il pieno controllo del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), che ha iniziato il trasferimento del governo a Tripoli. Molti personaggi di spicco del Cnt sono però ancora nella roccaforte orientale di Bengasi, per motivi di sicurezza, ma anche in attesa dei fondi necessari per dare il via alla nuova amministrazione post-Gheddafi. Da Instanbul, Mahmoud Jibril, capo di gabinetto del Cnt ha sottolineato che la rivolta può fallire se i fondi non vengono sbloccati in tempo.
In risposta agli appelli dei ribelli, oggi il Consiglio di sicurezza Onu si è detto favorevole a sbloccare una parte dei fondi esteri del regime, circa 1,5 miliardi di dollari congelati dopo l’inizio della guerra.
Intanto, è iniziata la corsa delle compagnie petrolifere per fornire aiuti economici e stringere accordi commerciali con i nuovi rappresentati della Libia. Fra i più attivi: l’italiana Eni, principale partner economico del regime libico, che ha offerto ai ribelli la fornitura di gas e benzina; la francese Total, prima società ad essere entrata in accordi con i leader del Cnt; la spagnola Repsol. In campo anche il colosso britannico BP, che sta cercando di ottenere una fetta più ampia dei progetti di esplorazione sul territorio libico. Altri giocatori sono le austriache OMV e Marathon.
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