Repressione sempre più violenta; il regime di Teheran si disgrega
Il governo organizza manifestazioni oceaniche in tutto l'Iran. Centinaia di arresti; l’opposizione accusata di essere manipolata dalle potenze straniere. Ma esercito e perfino molti Guardiani della rivoluzione si rifiutano di attaccare l’Onda verde, composta ormai da tutte le fasce popolari. Secondo il regime gli oppositori devono essere giustiziati perché “nemici di Dio”.
Teheran (AsiaNews) – In molte città dell'Iran si sono svolte oggi massicce manifestazioni pro-governo. Mentre Ahmadinejad accusa l'opposizione di essere al soldo del sionismo, degli Usa e della Gran Bretagna, emergono sempre più falle e divisioni fra le forze dell’ordine e fra gli stessi Guardiani della rivoluzione, che si rifiutano di colpire i loro connazionali. Intanto il regime iraniano accresce la repressione, arrestando centinaia di dissidenti e minacciando di morte i leader dell’opposizione. Secondo alcuni siti dell’opposizione nei giorni scorsi vi sono stati centinaia di arresti, in seguito alle potenti manifestazioni nel giorno dell’Ashura. Fra gli arrestati vi sono parenti di Mir Hossein Mussavi e di Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace; il giornalista Mashallah Shamsolvaezin, critico del governo; un altro giornalista dell’agenzia Ilna; il figlio di un importante ayatollah. Le forze di sicurezza frenano anche i movimenti di Moussavi e di Medhi Karroubi, riconosciuti leader dell’opposizione.
Nata nel giugno scorso dalle manifestazioni contro le elezioni-truffa di Mahmud Ahmadinejad, l’Onda verde, è ormai accusata di essere una minaccia alla Repubblica islamica. E sebbene sia composta da iraniani di tutte le fasce sociali, il regime ha iniziato ad accusarli di essere uno strumento al soldo delle potenze straniere.
Ahmadinejad e diversi leader condannano le proteste come “un teatro all’ordine di sionisti e americani”; Manouchehr Mottaki, ministro degli esteri ha redarguito l’ambasciatore britannico minacciandolo di “schiaffi in pieno viso” se non smette di intromettersi negli affari interni dell’Iran; Abbas Vaez-Tabasi, vicino alla guida suprema Alì Khamenei ha bollato il movimento di opposizione come dei “nemici di Dio” (mohareb) che meritano l’esecuzione capitale.
L’escalation di accuse va di pari passo con la perdita di stima della leadership fra la popolazione.
Secondo fonti di AsiaNews a Teheran, le manifestazioni sono ormai divenute un fiume popolare fatto di giovani, uomini e donne, vecchi e madri coi figli. E sebbene siano iniziate chiedendo soltanto nuove elezioni, ormai prendono di mira Alì Khamenei e vogliono la separazione fra lo Stato e la religione.
Appoggio all’opposizione viene anche dall’esercito che di rifiuta di assaltare le persone presenti alle manifestazioni e perfino dai Guardiani della rivoluzione che – secondo fonti di AsiaNews – sono spaccati in due sull’appoggio da dare all’Onda verde. L’unico gruppo ancora compatto che ubbidisce a Khamenei è quello dei basij (volontari della rivoluzione) educati fin da piccoli all’ubbidienza cieca verso il regime.
Molti ayatollah, prima timorosi, ora criticano in modo esplicito le scelte di Khamenei e la sua violenza contro l’opposizione, bollandola come “non islamica”.
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