Referendum, anche all’estero i birmani hanno paura di votare “no”
A fine aprile i cittadini birmani all’estero voteranno per il referendum costituzionale. Lettere delle ambasciate invitano ad andare alle urne portando il passaporto. E in molti temono che il voto non
sarà affatto segreto.
Singapore (AsiaNews) – Il clima di paura per rappresaglie del regime contro gli elettori sfavorevoli alla nuova Costituzione birmana si diffonde anche oltre confine. Tra pochi giorni, con anticipo rispetto alla data in patria (10 maggio), si svolgerà il voto dei cittadini all’estero. La settimana scorsa a Singapore, in Giappone e Corea del Sud sono giunte, tramite le locali ambasciate del Myanmar, lettere che “invitano” i cittadini birmani regolari a recarsi alle urne. A riferirlo alcuni siti web della dissidenza birmana, che parlano di un clima di forte timore tra gli elettori, che non hanno intenzione di appoggiare la Carta dei militari.
I birmani a Singapore hanno ricevuto informazione che tutti coloro che pagano le tasse per l’estero all’ambasciata avranno diritto di votare al referendum. Allo stesso tempo è stato “suggerito” loro di esprimersi per il “sì”. La lettera spiega che chi possiede passaporto birmano potrà recarsi alla sede diplomatica tra il 25 e il 29 aprile per il voto.
La stessa procedura è stata adottata in Giappone, dove le missive sono arrivate tramite l’ambasciata a Tokyo, che sottolinea l’obbligo di mostrare il passaporto nei seggi. “Ho paura che possano registrare il mio numero di passaporto sulla scheda e così risalire a chi ha votato per il ‘no’ e metterlo nei guai”, dice una donna in Giappone all’agenzia Democratic Voice of Burma.
Ko Yan Naing Htun, coordinatore per la comunicazione della Lega nazionale per la democrazia a Seoul conferma che anche in Corea del Sud sono arrivate questo tipo di lettere. “Molte persone hanno detto che forse voteranno “sì” solo per paura delle conseguenze di un voto contrario alla Carta”, riferisce Yan.
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