Rapporto di Pechino all’Onu: le Senkaku/Diaoyu sono cinesi
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - La Cina ha presentato alle Nazioni Unite un rapporto dettagliato, in cui sarebbero contenute le spiegazioni relative alle rivendicazioni territoriali nel mar Cinese orientale, al centro di una disputa col Giappone. In base ad alcune caratteristiche geologiche della costa e del sottosuolo, le acque territoriali di Pechino si estenderebbero oltre le 200 miglia nautiche (circa 370 km) considerate zona economica esclusiva secondo i trattati internazionali. Adesso sarà una commissione di esperti Onu ad esaminare la documentazione, sebbene essa non avrà alcuna "autorità" per dirimere la controversia relativa ai confini marittimi.
Da tempo Pechino e Tokyo hanno una controversia sul possesso di un gruppo di isole nel mar Cinese orientale, conosciute come Senkaku in Giappone e Diaoyu in Cina. Nel rapporto presentato da Pechino alle Nazioni Unite, si legge che "il prolungamento naturale della piattaforma continentale della Cina nel mar Cinese orientale si estende fino al canale di Okinawa". Per questo le isole vanno considerate come "naturale estensione del territorio cinese".
Il livello di tensione si è innalzato il 13 dicembre scorso, quanto Tokyo ha inviato alcuni caccia nella zona, dopo che un aereo cinese è entrato nello spazio aereo delle Senkaku/Diaoyu. Da diversi mesi Tokyo e Pechino si fronteggiano per la sovranità di questo gruppo di isole nel mar Cinese orientale, inviando navi, guardie costiere e pescherecci nella zona. Questa è però la prima volta che il braccio di ferro include lo spazio aereo.
Gli isolotti, da sempre disabitati, sono stati occupati dal Giappone nel 1895 perché considerati terra nullius, territorio di nessuno. E, difatti, in passato la Cina non ha mai protestato. Dagli anni '70 si suppone che nel sottofondo marino vi siano sterminati giacimenti di gas e petrolio. Proprio dopo questa scoperta Pechino ha iniziato una lotta diplomatica insieme a prove di forza per il ritorno delle Senkaku (o Diaoyu) alla Cina. Il gruppo di isole sembra avere anche un valore strategico per il controllo del Pacifico e le sue acque sono ricche di pesca. Nel 2008, come gesto di distensione, i due governi hanno firmato un accordo, che tuttavia è rimasto lettera morta.