Raphaël Bedros XXI Minassian è il nuovo patriarca armeno cattolico
Egli appartiene a una famiglia della diaspora. I nonni sono morti nel genocidio del 1915 e il padre, orfano, è stato accolto a Castel Gandolfo per volere di Benedetto XV. Il neo patriarca ha accolto Francesco durante la visita in Armenia nel 2016, sottolineando il “debito di riconoscenza” degli armeni verso il pontefice. Ricevendo il neo patriarca il papa ha sottolineato la "gioia" del popolo armeno.
Roma (AsiaNews) - La comunità cattolica armena ha un nuovo patriarca: il Sinodo dei vescovi della Chiesa patriarcale di Cilicia degli Armeni (Libano), convocato da papa Francesco a Roma il 22 e 23 settembre scorso, ha eletto ieri come propria guida mons. Raphaël François Minassian, finora arcivescovo titolare di Cesarea di Cappadocia degli Armeni e ordinario per i fedeli armeni cattolici dell’Europa orientale. Al momento dell’elezione egli ha assunto il nome di sua beatitudine Raphaël Bedros (Pietro) XXI Minassian.
Questa mattina papa Francesco ha ricevuto in udienza il nuovo patriarca, al quale ha concesso l’Ecclesiastica Communio e consegnato una lettera in cui si unisce alla “gioia” del popolo armeno cattolico che “attendeva” il suo pastore. L’elezione, prosegue il pontefice, ”è avvenuta in un momento in cui gli uomini sono particolarmente provati da diverse sfide. Penso alle sofferenze della Siria e del Libano - Paesi ove la Chiesa di Cilicia degli Armeni è presente – come pure alla pandemia, che ancora in molte parti del mondo è ben lungi dall’essere superata”. “Conosciamo il popolo armeno - ha proseguito il papa - come esperto nel soffrire, a motivo delle molteplici prove lungo i più di 1700 anni di storia cristiana, ma anche per la sua inesauribile capacità di fiorire e portare frutto”. E la sua Chiesa “è pienamente inserita nelle vicende del popolo armeno, custodendone la memoria e le tradizioni, ed insieme legata profondamente” al successore di Pietro. “Vi affido - conclude Francesco - la cura delle giovani generazioni, la promozione delle vocazioni, la saggia armonia che dovete essere in grado di trovare tra le diverse istanze della vostra comunità”.
Il neo patriarca è nato a Beirut il 24 novembre 1946 e ha compiuto gli studi presso il seminario patriarcale di Bzommar (1958-1967), per poi approfondire filosofia e teologia alla Pontificia università Gregoriana fra il 1967 e il 1973. Fra gli studi vi è anche il corso di specializzazione in psicopedagogia presso la Pontificia università Salesiana. Viene ordinato sacerdote il 24 giugno 1973 per il clero patriarcale di Bzommar. Dal 1973 al 1982 è parroco della cattedrale armena di Beirut; dal 1982 al 1984 segretario del patriarca Hovannes Bedros XVIII Kasparian e dal 1984 al 1989 viene incaricato di fondare il complesso parrocchiale della Santa Croce di Zalka, a Beirut.
Giudice del tribunale ecclesiastico della Chiesa armena a Beirut, egli ha anche insegnato liturgia armena all’università pontificia di Kaslik dal 1985 al 1989. Subito dopo è stato trasferito negli Usa, dove ha lavorato per un anno come parroco a New York. In seguito, fino al 2003, è stato parroco per gli armeni cattolici in California, Arizona e Nevada.
Dal 2004 è direttore (e fondatore) di Telepace Armenia e l’anno successivo viene nominato esarca patriarcale di Gerusalemme e Amman per gli armeni. Il 24 giugno 2011 è nominato ordinario per i fedeli armeni cattolici dell’Europa orientale, con assegnazione della sede titolare vescovile di Cesarea di Cappadocia degli Armeni e del titolo di Arcivescovo ad personam. Già presidente di Caritas Armenia, egli appartiene a una famiglia della diaspora della Chiesa armeno-cattolica, una minoranza di omonimo rito separatasi dalla Chiesa apostolica armena ed entrata in comunione con la Santa Sede nel 1742. I suoi nonni sono morti nel genocidio armeno, che non ha mancato di denunciare con forza negli anni, pur accompagnando parole di dialogo e riconciliazione con la controparte turca.Il padre, rimasto orfano, nel 1919 è stato salvato e ospitato con centinaia di altri bambini a Castel Gandolfo per volere di papa Benedetto XV.
Dal 24 al 26 giugno 2016 il patriarca Minassian ha accolto Papa Francesco durante il suo viaggio apostolico in Armenia. Intervistato da AsiaNews in occasione della visita, il futuro patriarca aveva sottolineato le parole “chiare ed essenziali” usate dal pontefice nella commemorazione in Vaticano dell’aprile 2015 sul genocidio armeno, definito “il primo del XX secolo”. “Per questo - aveva aggiunto l’allora vescovo - noi abbiamo un debito [di riconoscenza] verso di lui”. Fra i momenti più significativi la messa solenne a Gyumri e la preghiera ecumenica per la pace a Yerevan, per una visita dal “doppio valore”: il segno che Francesco “apprezza il popolo armeno” e il Paese quale “prima nazione cristiana della storia” e che “per tanti secoli ha testimoniato la sua fede con il martirio”. E per questo egli “nutre un affetto speciale”. Dall’altro vi è il “gesto di gratitudine e di ringraziamento speciale” del popolo armeno al papa che “si è espresso con coraggio davanti al mondo, parlando del genocidio armeno del 1915”.
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