Ranchi, perquisita la casa di un sacerdote di 83 anni
P. Stan Swamy si batte per i diritti dei dalit, contro l’esproprio dei terreni dei tribali e per i giusti processi dei carcerati. Gli agenti hanno sequestrato l’hard disk del computer e si sono fatti consegnare le password di accesso alla posta elettronica e a Facebook. La condanna degli attivisti.
Mumbai (AsiaNews) – Per la seconda volta nell’arco di pochi mesi, ieri la polizia del Maharashtra ha perquisito la casa di p. Stan Swamy in cerca di prove. Il sacerdote gesuita, 83 anni, è un famoso attivista di Ranchi (nel Jharkhand) che si batte per i diritti degli adivasi, contro l’esproprio dei terreni dei tribali e per garantire migliori condizioni ai carcerati.
Appena saputa la notizia dei raid, il gruppo Jharkhand Janadhikar Mahasabha [Gran consiglio dei diritti del popolo del Jharkhand, ndr] ha diramato una nota con cui “condanna i ripetuti raid contro Stan Swamy e l’arresto di altri attivisti per i diritti umani”. L’associazione, continua la nota ufficiale, “è scioccata per l’intimidazione e gli arresti di attivisti e intellettuali famosi che criticano il governo [locale] e il partito al governo centrale [dell’Unione]”.
La perquisizione è iniziata alle 7.15 di ieri mattina ed è durata oltre tre ore. Quella precedente era avvenuta il 28 agosto 2018. Il gruppo lamenta che p. Stan è stato costretto a consegnare alla polizia l’hard disk del computer e il modem del wi-fi; inoltre gli agenti l’hanno obbligato a dare loro le password di accesso della posta elettronica e del profilo Facebook. Poi hanno cambiato le credenziali e bloccato gli account.
P. Stan è tra gli attivisti che a fine agosto 2018 la polizia indiana ha accusato di tradimento, terrorismo e complicità con i guerriglieri maoisti. Oltre al sacerdote, sono stati arrestati cinque volti noti del panorama culturale del Paese, che si trovano ancora in carcere. Il gesuita invece è stato rilasciato su cauzione dopo qualche giorno ed è tornato a risiedere nel campus di Bagaicha a Namkum, vicino Ranchi, dove è avvenuta la perquisizione.
Le autorità accusano tutti gli imputati di aver incitato la protesta dei dalit che nel gennaio 2018 provò scontri e un morto. Gli ex “intoccabili” erano radunati nella città di Pune, nel Maharasthra, per commemorare i 200 anni della battaglia combattuta nel villaggio di Bhima-Koregaon, considerata la prima vittoria dei dalit contro l’oppressione dei padroni.
Secondo il Jharkhand Janadhikar Mahasabha, “le carcerazioni non sono altro che il tentativo del governo di scatenare il terrore tra coloro che si battono per i diritti degli emarginati”. “Chiediamo – conclude la nota – la fine immediata dei raid, il ritiro di tutte le false accuse contro gli attivisti per i diritti umani nel Paese e il rilascio di coloro che sono stati arrestati. Queste molestie sono motivate dal punto di vista politico e totalmente ingiustificate”.
23/10/2019 08:55
30/08/2018 13:09