12/03/2015, 00.00
INDIA
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Rajasthan: "scortati" dalla polizia, radicali indù attaccano cristiani pentecostali

di Nirmala Carvalho
I militanti hanno fatto irruzione nell'abitazione di un privato cittadino, accusando i presenti di conversioni forzate. Arrestati il pastore pentecostale e il proprietario di casa, poi rilasciati. Global Council of Indian Christians (Gcic): "Ironico che la polizia, che per legge ha il dovere di proteggere i cittadini, abbia accompagnato i fondamentalisti".

Mumbai (AsiaNews) - Scortati dalla polizia, radicali indù del Vishwa Hindu Parishad (Vhp) e del Bajrang Dal sono piombati nella casa di un cristiano pentecostale ieri in Rajasthan, accusando i presenti di praticare conversioni forzate e confiscando tutte le Bibbie. Istigati dagli estremisti, gli agenti hanno arrestato il rev. Lal Singh - che stava conducendo il servizio di preghiera - e il proprietario di casa Indram Chauhan. Dopo alcune ore di interrogatorio, i due sono stati rilasciati senza accuse a loro carico. A confermare il fatto ad AsiaNews è il Global Council of Indian Christians (Gcic).

Il fatto è avvenuto a Haldad, nel distretto di Barwani. Sajan George, presidente del Gcic, dichiara ad AsiaNews: "Siamo preoccupati per i continui abusi e per le ripetute false accuse di conversioni mosse contro i pastori pentecostali in Rajashtan. È davvero ironico che la polizia, che per legge ha il dovere di proteggere i cittadini, abbia accompagnato i fondamentalisti sul luogo".

Oltretutto, aggiunge il leader cristiano, "il servizio di preghiera si stava svolgendo nell'intimità della casa di un privato cittadino. Il pastore non stava facendo nulla di illegale, la libertà di culto è una garanzia costituzionale. Eppure le forze della destra indù portano avanti il loro regno di terrore, violano la legge e aggrediscono la vulnerabile minoranza cristiana".

Il Rajasthan è uno degli Stati dell'India dove la libertà religiosa dei cristiani è più minacciata dai radicali indù. Dal 2008 è in attesa di ratifica finale una legge anti-conversione, che vorrebbe proibire le conversioni che avvengono "tramite forza, coercizione o frode" e condanna chi le pratica a cinque anni di prigione e 50mila rupie (circa 750 euro) di multa. Tuttavia, questi provvedimenti (in vigore in Madhya Pradesh, Gujarat, Chhattisgarh e Himanachal Pradesh) sono usati come strumento politico contro le minoranze, in particolare per frenare le conversioni dall'induismo al cristianesimo. 

 

 

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