Raid turchi contro i curdi: vittime e sfollati. Fonte AsiaNews: colpiti cristiani, più instabilità
Al terzo giorno dell’offensiva si contano centinaia di morti e migliaia di persone in fuga. Vittime anche fra i civili, colpita una chiesa a Tall Jihan. Il “grande dolore” del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente. Fonte istituzionale curda: gli sviluppi dipendono al 99% da Trump; grave rischio destabilizzazione per il Kurdistan irakeno, se invaso dai profughi.
Damasco (AsiaNews) - Da questa mattina sono in atto nuovi, violenti scontri fra milizie curde ed esercito turco, nel contesto dell’offensiva lanciata da Ankara oltre-frontiera nel nord-est della Siria e giunta ormai al terzo giorno. Le Forze democratiche siriane - una alleanza arabo-curda, protagonista della lotta contro lo Stato islamico (SI, ex Isis) - lottano per contrastare l’avanzata dei militari turchi, che ieri hanno conquistato 11 villaggi, due dei quali strappati al “nemico” curdo. Ad oggi il bilancio è già pesantissimo: oltre un centinaio di vittime, decine di migliaia di sfollati e uno scontro frontale fra il presidente Usa Donald Trump - favorevole al disimpegno - e l’establishment politico e istituzionale a Washington.
Una fonte istituzionale curda di alto livello, dietro garanzia di anonimato, riferisce ad AsiaNews che “quello che sta accadendo non aiuterà la stabilità nella zona” e “avremo milioni di profughi in più”. I curdi in questi anni “hanno garantito stabilità all’area, proteggendo cristiani e arabi a Qamishli e combattendo l’Isis a Kobane e Raqqa”. Le motivazioni addotte dal presidente Recep Tayyip Erdogan per giustificare l’operazione “Fonte di pace” sono “pretestuose” prosegue la fonte, perché “in otto anni di guerra siriana non si è mai visto un attacco dalla parte curda verso la Turchia”. Al contrario, in direzione opposta “nord-sud dalla Turchia alla Siria sono transitati almeno 35mila terroristi con le loro famiglie, per uccidere arabi e curdi”.
Intanto i combattimenti si concentrano lungo una striscia di 120 km fra la Turchia e la Siria. Ankara rivendica la legittimità dell’offensiva con il proposito di sventare la minaccia costituita dalle milizie curde Ypg (alleate con il Pkk, ritenuto un gruppo terrorista e fuorilegge in Turchia) e creare una zona sicura oltreconfine, per assicurare il ritorno di circa tre milioni di profughi. In realtà Erdogan teme la nascita di uno Stato curdo lungo la propria frontiera e fa di tutto per impedire la realizzazione del progetto, sfruttando il pretesto della lotta al terrorismo.
Testimoni locali affermano che quasi tutti gli abitanti di Tal Abyad e Ras al-Aïn hanno lasciato le loro case, per sfuggire ai combattimenti. Il ministero turco della Difesa parla di 227 “miliziani” curdi uccisi dall’inizio delle operazioni. Il lancio di razzi e mortai oltreconfine in Turchia avrebbe causato la morte di nove civili, fra cui un bambino di nove mesi. Missili e bombe lanciati dall’esercito turco hanno colpito anche cittadine a maggioranza cristiana, fra cui Raas el Ayen e Al Darbasiyah, nei pressi di Qamishli, provocando vittime. Centrata anche la chiesa siro-ortodossa a Tall Jihan.
Ieri il presidente turco è tornato a minacciare l’Europa. “Se continuare a chiamarla ‘invasione’ o ‘occupazione’ - ha detto il sultano, riferendosi all’operazione - apriremo le porte a 3,6 milioni di rifugiati siriani e li manderemo da voi”. Fra i pericoli legasti all’offensiva, anche la fuga di centinaia di jihadisti, oggi rinchiusi nelle carceri lungo il confine sotto il controllo curdo. Da Bruxelles Ilham Ahmad, presidente del Consiglio Democratico siriano (Sdc), ha chiesto all’Unione europea di fermare l’aggressione turca che rischia di risvegliare l’Isis e riaprire un’era di violenze e genocidi.
“Le prime vittime dei bombardamenti turchi - riprende la fonte istituzionale curda - sono stati due cristiani. Nell’area investita dai missili vi è una importante comunità caldea, assira, armena che da anni vive in pace assieme a curdi, turkmeni, arabi. In questi anni chi ha favorito il transito di terroristi nel mondo è stata proprio Ankara”. Tuttavia, l’offensiva non sarebbe stata possibile senza il benestare o comunque il tacito consenso di Russia e Stati Uniti. Ora, aggiunge la fonte, “la palla torna a Trump che, in qualche modo, ha avallato l’attacco anche per distrarre l’opinione pubblica dai problemi interni e dal possibile impeachment per la vicenda Ucraina. Al presidente che ha parlato di un mancato aiuto dei curdi in Normandia, ricordo il contributo di migliaia di soldati della marina curda contro il Giappone. Ciò detto, ora tocca a lui cercare una mediazione, una soluzione a breve dipende al 99% da lui”.
“Il popolo curdo - conclude la fonte - si sente tradito e abbandonato, dall’Occidente e dall’Europa in particolare. In questi giorni le autorità turche hanno compiuto nuovi arresti fra politici, giornalisti e voci critiche dell’offensiva in atto contro i curdi siriani. Il cui vero e maggiore pericolo è la destabilizzazione del Kurdistan irakeno, dove finiranno per cercare rifugio centinaia di migliaia di persone in fuga dalle bombe e dalle violenze, se l’offensiva dovesse continuare”.
Infine, sulle violenze è intervenuto ieri con una nota anche il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc), che segue con “grande dolore” l’attacco turco nel nord-est della Siria, che potrebbe causare “gravi ripercussioni” sulla “integrità territoriale” del Paese. L’offensiva lanciata da Ankara rischia inoltre di “esacerbare” la crisi umanitaria “dei rifugiati e degli sfollati”.
Auspicando la “salvaguardia” dell’unità della Siria, il Mecc “innalza le proprie preghiere per la fine di ogni forma di violenza e per la protezione della dignità umana”, la quale rappresenta “il pilastro di ogni pace e stabilità”. Le Chiese del Medio oriente affermano una volta di più con forza “il diritto dei popoli all’auto-determinazione”, in linea con i principi del mondo arabo e internazionale e secondo i valori di “amore, giustizia, diritti umani e responsabilità comune” nella costruzione della pace. Per questo, conclude la nota, è necessario “interrompere la spirale della violenza e della guerra nella regione” e operare per la “coesistenza fra religioni”.
08/10/2019 08:55
15/10/2019 09:14