Raid aerei dell’esercito birmano contro i ribelli Kachin, timori per la popolazione
Yangon (AsiaNews) - Le Nazioni Unite lanciano un appello al governo birmano, per un cessate il fuoco nello Stato Kachin, nel nord del Myanmar, al confine con la Cina, dove infuria la battaglia fra l'esercito e le milizie ribelli Kia (Kachin Indipendence Army). Nelle ultime ore, contraddicendo le "rassicuranti" dichiarazioni dei giorni scorsi di Naypyidaw, i vertici militari hanno ammesso di essere impegnati in una "offensiva", che prevede anche raid aerei e bombardamenti, come mostra questo video inviato da fonti birmane ad AsiaNews (clicca qui per vederlo). Esperti di politica interna spiegano che l'escalation è un segnale della "divisione" fra i poteri forti del Paese: da un lato l'esecutivo semi-civile e "riformista", dall'altro l'ala militare - emanazione della precedente giunta al potere per decenni - che intende continuare col pugno di ferro verso dissidenti, oppositori e ribelli.
Ieri il segretario generale Onu Ban Ki-moon è intervenuto sulla vicenda, invitando l'esercito birmano e fermare i raid aerei contri i ribelli Kachin e a trovare una soluzione "permanente" al conflitto. Un appello condiviso dal Dipartimento di Stato Usa, che si dice "preoccupato" per l'uso della "forza aerea" da parte dei militari.
Fonti locali riferiscono che negli giorni si sono intensificate le operazioni di guerra nella zona, che prevedono pure l'uso di cacciabombardieri. La conferma arriva da un comunicato della tv di Stato birmana, che cita alti ufficiali dell'esercito. Dichiarazioni che contrastano con la linea del governo, secondo cui non vi sarebbero raid aerei. Obiettivo dei militari sarebbe quello di far giungere scorte e materiale alla base di Lajayang, che si trova non molto distante dal quartier generale Kia a Laiza, dove è avvenuto il bombardamento che vi abbiamo mostrato in esclusiva. Il portavoce dei ribelli La Nan ha affermato che, nel materiale inviato ai soldati, vi sarebbero anche munizioni e materiale da guerra usato per combattere i militanti Kachin.
Attivisti di AsiaNews nell'area, dietro anonimato, spiegano che gli scontri fra i due fronti occupano una "zona assai impervia" e le operazioni dell'esercito potrebbero finire per "spazzare un'intera comunità". Il rischio è che si arrivi a un "isolamento totale" della popolazione civile e alla "divisione delle comunità attraverso operazioni mirate che prevedono l'abbattimento di ponti, la distruzione di strade e altri collegamenti".
L'organizzazione Kachin Kio, braccio "politico" del Kia, è il solo gruppo "ribelle" birmano a non aver sottoscritto un accordo di pace con il presidente Thein Sein e il governo "riformista", dalla salita al potere nel marzo 2011. Le violenze sono riprese qualche mese più tardi, a giugno, dopo circa 17 anni di relativa calma e hanno finora causato almeno 75mila profughi e vittime civili. La scintilla che ha fatto divampare lo scontro è stata il rifiuto dei leader Kachin di abbandonare una "postazione strategica", che sorge accanto a un importante impianto idroelettrico in fase di realizzazione, frutto di un accordo congiunto fra Cina e Myanmar. Ed è proprio la tensione con il gruppo etnico Kachin il "problema dei problemi", nel lungo periodo, che dovrà affrontare e risolvere il governo centrale a Naypyidaw in un'ottica di "democratizzazione" del Paese.