Raghuvanshi: Appropriarsi di Gandhi non aiuterà gli estremisti indù a vincere le elezioni
New Delhi (AsiaNews) - Il Mahatma Gandhi e l'esercito: sono queste le carte che i nazionalisti indù del Bharatiya Janata Party (Bjp, opposizione) vogliono giocare in vista delle elezioni generali 2014. Una mossa, spiega ad AsiaNews Lenin Raghuvanshi, segretario generale del People's Vigilance Commitee on Human Rights (Pvchr), "destinata a fallire. Non c'è alcuna possibilità che il Bjp vinca le elezioni". Negli ultimi giorni la Rashtriya Swayamesvak Sangh (Rss), associazione estremista indù paramilitare che sostiene il Bjp, ha rivendicato una sua vicinanza con il Mahatma, arrivando a denunciare per diffamazione Rahul Gandhi, direttore della campagna elettorale del Congress (al governo). Durante un comizio il giovane politico ha accusato la Rss di aver ordito l'assassinio di Gandhi nel 1948.
La Rss e i suoi militanti sembrano voler "ripulire" la propria immagine, nota per soprattutto per le azioni violente contro le minoranze sociali, etniche e religione dell'India. Tuttavia, nota Raghuvanshi ad AsiaNews, "non hanno nulla a che fare con Gandhi. Il Mahatma credeva nella nonviolenza, nell'armonia tra le diverse comunità. Anche lui era indù, ma era un liberale che ha lottato per la creazione di un Paese laico". Invece, sottolinea, "la Rss è nata nel 1925 con l'idea di trasformare l'India in una nazione indù. L'associazione ha sempre usato la religione per scopi politici, il che è contrario alla mentalità e ai valori di Gandhi".
Di questo, ricorda il segretario generale del Pvchr, se ne era già accorto Sardar Vallabhbhai Patel, primo ministro degli Interni del Paese: "Narendra Modi e il Bjp vogliono trasformarlo in un loro simbolo, ma Patel non ha mai sostenuto in alcun modo la Rss e le sue posizioni. Al punto da decidere di bandirli nel 1948, dopo l'assassinio di Gandhi per mano di un loro membro, Nathuram Godse". Quell'anno, in due diverse occasioni il Ministro espresse i suoi timori nei confronti dei militanti Rss, le cui attività - "atti di violenza, tra cui incendi dolosi, furti e omicidi" - costituivano "una chiara minaccia all'esistenza del governo e dello Stato".
Alcuni analisti hanno notato anche un certo "legame" tra il Bjp e l'esercito. All'inizio di marzo ha destato scalpore la decisione del generale V.K. Singh, ex capo dell'esercito indiano, di entrare nel partito. Una mossa senza precedenti, perché nessuno dei suoi predecessori è mai entrato in politica in modo così netto. Inoltre, sempre più spesso il partito nazionalista indù prende le "difese" dei militari, e fa continui riferimenti all'importanza dell'esercito per contrastare "il senso di vulnerabilità generato dai terroristi islamici sostenuti dal Pakistan" e dall'espansionismo cinese. Raghuvanshi sottolinea però che "anche se il Bjp ha sempre avuto una certa influenza su militari e forze dell'ordine, ci sono molti progressisti all'interno dell'esercito".
"Non credo - aggiunge - che i nazionalisti indù abbiamo alcuna possibilità di vincere le elezioni. [Nel Congress] ci sono grandi problemi legati alla corruzione, è vero. La classe media emergente ne paga le spese più di altri e per questo è la più incline a votare il Bjp. Vede un partito che è sostenuto da grandi aziende indiane, che nella maggior parte dei casi sono imprese a carattere familiare, e quindi non rappresentano solo un modello per gli affari. Passa l'idea che solo sostenendo il Bjp si potrà diventare come queste famiglie: ma non è così, anche lì c'è molta corruzione".
26/03/2019 08:55
03/07/2019 15:45