Radicali nazionalisti rivendicano: 98 tribali cristiani ‘riconvertiti all’induismo’
Il programma di “ritorno alle origini” è stato sponsorizzato dal Vhp, gruppo ultra-nazionalista indù affiliato al governo. I convertiti sono tribali Orao e Munda. Esperti evidenziano che i gruppi indigeni professano religioni animiste, non indù.
New Delhi (AsiaNews) – Almeno 98 cristiani appartenenti a 23 famiglie di tribali sono stati “riconvertiti all’induismo” nel Tripura (nord-est dell’India). È quanto rivendica l’Hindu Jagran Manch, un gruppo di estrema destra indù. La notizia è diffusa dall’Hindustan Times e ripresa da vari giornali indiani. Il quotidiano riporta le affermazioni di Uttam Dey, presidente dell’unità locale, che fa sapere con soddisfazione: “È come se i familiari perduti di una famiglia fossero tornati a casa”.
La seduta di “ghar wapsi”, termine indiano con cui si indicano i programmi di “ritorno alle origini” dell’induismo, sarebbe avvenuta il 20 gennaio nel distretto di Kailashahar, circa 180 km dalla capitale Agartala. Sponsor della comune cerimonia di riconversione sarebbe il Hindu Jagran Manch (Vhp), gruppo ultra-nazionalista indù affiliato al governo centrale.
Elogiando il programma davanti ai reporter, Dey fa sapere che le persone “ritornate nella famiglia dell’induismo” sono soprattutto lavoratori delle piantagioni di thè del Bihar e del Jharkhand, Stati con popolazione molto povera e a maggioranza tribale. Secondo il radicale, essi “erano indù, ma sono stati adescati al cristianesimo dopo la chiusura nel 2010 dell’azienda di thè Sonamukhi, presso cui lavoravano”. Egli aggiunge in seguito che la maggior parte dei riconvertiti appartengono alle comunità etniche Orao e Munda. Le sue dichiarazioni sarebbero infine confermate da uno degli ex cristiani, Birsa Munda, che afferma: “Siamo persone molto povere. I cristiani ci hanno convertito. Spesso ci trattano male. Abbiamo deciso liberamente di riconvertirci all’induismo”.
La narrativa del nazionalista e le presunte conferme dell’ex fedele ricalcano in maniera fedele quando di solito lamentano proprio i radicali, che accusano missionari e pastori cristiani di evangelizzare gli strati più poveri della popolazione attraverso ricompense in denaro o l’offerta di altri vantaggi.
È quanto la settimana scorsa ha sottolineato anche Rajnath Singh, ministro dell’Interno dell’Unione, che si è detto preoccupato per le conversioni di massa che avvengono in India, lasciando trapelare un chiaro riferimento all’opera dei missionari cristiani. In realtà le accuse sembrano più che altro dirette a pilotare l’opinione pubblica in vista delle prossime elezioni generali di maggio. Gli esperti infatti evidenziano che la maggior parte delle conversioni al cristianesimo avviene tra i gruppi tribali che seguono religioni animiste, non indù. Pertanto non sarebbe giustificato un ritorno alle religioni originali.
15/12/2014